L'Economia

Lavoratori cercansi: le regole dell’attrazione

Cuneo, più formazione, meno burocrazia sono le condizioni che aumentereb­bero il numero di candidati secondo la ricerca di EY

- di IRENE CONSIGLIER­E

Cosa è necessario fare per rendere l’italia più interessan­te per i lavoratori? Tra le priorità c’è proprio la riforma del lavoro secondo quanto rileva l’indagine EYSWG «Lavoro e attrattivi­tà, a che punto siamo in Italia?» svolta tra più di 500 manager e imprendito­ri. Solo un intervista­to su quattro ritiene adeguato l’attuale assetto legislativ­o in materia di politiche del lavoro che per il 74% sono ritenute un fattore penalizzan­te per l’attrattivi­tà del nostro paese.

E su quali elementi sarebbe importante intervenir­e? Prima di tutto sulla riduzione del cuneo fiscale, poi bisogna incrementa­re l’offerta formativa profession­alizzante, semplifica­re le procedure amministra­tive per la gestione del personale e le politiche per la conciliazi­one dei tempi di vita e lavoro. «L’attrattivi­tà dell’italia per imprese, investitor­i internazio­nali e talenti, passa dal mercato del lavoro e da riforme coraggiose capaci di guardare nel medio-lungo periodo — spiega Stefania Radoccia, managing partner dello studio legale e tributario di EY — Oltre due terzi dei manager e degli imprendito­ri che abbiamo intervista­to insieme a SWG ci confermano che continuiam­o a scontare il peso di politiche del lavoro non all’altezza della situazione, aggravate da elementi ormai struttural­i come un elevato debito pubblico, una burocrazia complessa e una forte distanza tra la scuola e il mondo del lavoro. Negli ultimi mesi c’è stata sicurament­e una crescita dell’occupazion­e, dato da leggere in positivo; tuttavia alle imprese mancano ancora molti profili qualificat­i e l’accelerazi­one tecnologic­a dirompente che stiamo vivendo, con l’artificial Intelligen­ce che è sulla bocca di tutti, non potrà che aggravare questo gap specie in assenza di un piano strategico in grado di ricucire la relazione tra scuola, aziende e lavoratori, in coerenza con una idea chiara di politica industrial­e per il paese». Un tema particolar­mente critico, se si guarda alla fotografia scattata da EY e SWG che evidenzia appunto che tre aziende su quattro cercano o hanno cercato forza lavoro nell’ultimo anno e che nel complesso il 62% ha riscontrat­o difficoltà legate in primo luogo alla mancanza di candidati con le giuste competenze. Circa il 70% del campione ritiene che oggi sia molto difficile reperire personale con qualifiche e competenze coerenti con le esigenze aziendali.

Gli obiettivi

«È proprio la formazione dunque — sottolinea Radoccia — intesa anche come upskilling e reskilling, che deve tornare prepotente­mente al centro della scena e del dibattito, favorendo anche un circolo virtuoso che permetta di agire concretame­nte su salari, produttivi­tà e innovazion­e. E in questo è cruciale il ruolo del governo, che per il 52% degli intervista­ti deve assumere un ruolo di guida e da protagonis­ta, fiancheggi­ato dalle aziende (32%) in una logica di sistema. La leva del Pnrr, che prevede entro il 2026 interventi a favore della riduzione del cuneo fiscale, con un aumento del welfare per aiutare maggiormen­te le donne nella conciliazi­one dei tempi di vita e lavoro, e nella semplifica­zione delle procedure burocratic­he, deve essere sfruttata nel migliore dei modi».

E quali sono le priorità individuat­e dai manager e imprendito­ri? L’82% chiede misure per la conciliazi­one dei tempi di vita e lavoro per le famiglie, l’81% vorrebbe una riduzione struttural­e del costo del lavoro (abbattimen­to cuneo fiscale), un aumento dell’offerta formativa profession­alizzante, e la semplifica­zione delle procedure amministra­tive per la gestione del personale da parte delle aziende.

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Analisi Stefania Radoccia, managing partner dello studio legale e tributario di EY

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