Settimana corta, norme ok Aziende fate il vostro gioco
La settimana corta «può essere una soluzione da testare, ma la sua eventuale applicazione deve essere fatta cum grano salis e tramite un percorso che tenga conto delle specifiche esigenze aziendali». Ne è convinto l’avvocato giuslavorista Edgardo Ratti, co-managing partner di Littler, mentre analizza i pro e contro della flessibilità lavorativa in Italia. La legislazione in materia di smart working, risalente al 2017, «ha contribuito alla flessibilità lavorativa e, prima di essa, lo aveva fatto anche la legge 66 del 2003 che aveva concesso la possibilità di introdurre il cosiddetto “orario multiperiodale”, cioè la possibilità di avere settimane di lavoro con orario superiore a quello normale da compensare con altre a orario ridotto — prosegue Ratti —. In questo senso, ritengo che non sia la legislazione a dover fare ulteriori passi, bensì una responsabile contrattazione collettiva aziendale».
In Italia, tuttavia, l’introduzione della settimana corta si può definire ancora in fase pilota, in cui vantaggi e svantaggi dipendono più dal contesto aziendale in cui viene adottata e da come viene implementata. «Si tratta ancora di un modello fluido, nel senso che per adottarlo ci possono essere molteplici formule: senza dubbio, la scelta preliminare e fondamentale è se l’azienda desideri mantenere l’orario settimanale pieno, concentrandolo su un numero inferiore di giornate lavorative, oppure ridurlo. In quest’ultimo caso, però, si porrà il tema, non di poco conto, di come gestire il livello retributivo dei dipendenti», dice l’avvocato. Ed è proprio per l’enorme quantità di variabili che diventa difficile individuare a priori il bilancio dei pro e dei contro. «Nel primo caso potrebbero rientrare l’auspicabile aumento del fattore di attraction edi retention del personale, mentre nei contro ci potrebbero essere la maggiore difficoltà di gestire e pianificare le produzioni e l’aumento di costi, anche connessi alla formazione di ulteriore personale. Inoltre, un punto di domanda resta il tema dell’aumento effettivo della produttività ed efficienza», conclude Ratti.