Patto e migranti, Roma «affidabile» a corrente alternata
Quando a Bruxelles si chiede a chi conta nelle Istituzioni Ue come sia percepita l’italia nei confronti dell’unione europea, la risposta è sempre la stessa: un partner affidabile per un’«europa forte». Anche con il governo Meloni? Soprattutto con il governo Meloni. E vengono messi in fila gli esempi: forte sostegno all’ucraina, netta presa di distanze dalla Cina, posizione chiaramente atlantista, appoggio al nuovo Patto per la migrazione e l’asilo e al nuovo Patto di Stabilità. Resta il Mes da ratificare, ma a Bruxelles sembrano ormai essersene fatta una ragione anche se non hanno rinunciato a trovare una soluzione. La fiducia non è però per sempre. E la campagna elettorale si sta facendo sentire. Il manifesto dell’ecr, di cui la premier Meloni è presidente, punta a «difendere le nazioni dai tentativi di privarle dei poteri». Come si coniughi con un’unione forte ancora non è chiaro. Per questo i voti al Parlamento europeo alle ultime due plenarie sono stati guardati con attenzione. Il primo a metà aprile a Bruxelles era sul nuovo Patto per la migrazione. Sulle risposte europee all’emergenza migratoria la presidente della Commissione Ue von der Leyen ci ha messo la faccia: è andata a Lampedusa, ha stretto i partenariati con Tunisia, Mauritania ed Egitto (in due casi con Meloni). Ha presentato ai leader Ue diversi piani d’azione per contrastare i flussi provenienti dalle diverse rotte del Mediterraneo e dai Balcani. E giovedì andrà in Libano con il presidente cipriota Nikos Christodoulides per discutere della cooperazione bilaterale con Beirut nel contesto dell’accoglienza dei rifugiati siriani ma anche, più in generale, della situazione nella regione. Un tema caro all’italia (Meloni è andata in Libano a fine marzo) che con la Francia ha spinto perché fosse inserito nell’agenda dell’ultimo Consiglio europeo. Meloni è stata leale con von der Leyen, i suoi al Parlamento Ue hanno sostenuto il nuovo Patto (si dice che abbia anche ricevuto una telefonata da von der Leyen per sicurezza): Fratelli d’italia ha votato 7 dei 9 provvedimenti legislativi che facevano parte del pacchetto. Forza Italia, allineata con il Ppe, ha votato a favore di tutti. La Lega contraria a più della metà. Il via libera definitivo a maggioranza qualificata arriverà il 14 maggio all’ecofin e non sono previste sorprese. Oggi invece ci sarà l’ultimo via libera dal Consiglio Agricoltura al nuovo Patto di stabilità. In questo caso serve l’unanimità: l’italia confermerà il voto a favore già espresso a dicembre dal ministro dell’economia Giorgetti anche se mercoledì in plenaria a Strasburgo FDI, FI e Lega si sono astenuti (anche il Pd, però non ha negoziato il Patto). Hanno prevalso le ragioni della campagna elettorale. E poi la riforma del Patto di stabilità portava la firma di Gentiloni.