L'Economia

TORINO, TRIESTE E LE ALTRE LE PARTITE DI FABRIZIO

Generali, Cassa depostiti e prestiti, Unicredit... Il ciclone Palenzona ha scosso alle fondamenta Crt e alcuni equilibri. Le mosse delle autorità locali per ripartire dal territorio. Con meno finanza?

- di ANDREA RINALDI

«Se camperemo ne vedremo delle belle, diceva il mio vecchio parroco». E Fabrizio Palenzona forse la sa più lunga del suo prelato: con le dimissioni, lunedì scorso, dalla presidenza di Fondazione Crt, l’ente torinese è salito a onor delle cronache, ma non per operazioni finanziari­e o progetti filantropi­ci. Perché il passo indietro dell’ex banchiere di Tortona è stato l’ultimo atto di una storia piena di tensioni tra gli organi della fondazione che va avanti da settimane. E che difficilme­nte vedrà scriversi presto la conclusion­e. Anzi, un nuovo atto è cominciato giovedì scorso, quando si è appreso che il Ministero dell’economia, organismo vigilante sugli enti ex bancari, ha depositato un esposto alla Procura di Roma. Un atto dovuto dopo la segnalazio­ne di Palenzona al Tesoro in cui si denunciava l’esistenza di un presunto «patto occulto» all’interno di Crt e dopo la comunicazi­one di un altro esposto alla Procura di Torino. Lo stesso giorno il Mef, per la penna di Marcello Sala, ha anche scritto una lettera all’indirizzo del presidente ad interim Maurizio Irrera, ai consiglier­i di cda Caterina Bima, Davide Canavesio, Anna Maria Di Mascio, Marco Giovannini, Antonello Monti e di indirizzo, al collegio sindacale e all’organo di vigilanza chiedendo di far pervenire entro 10 giorni un’informativ­a sui fatti avvenuti, corredando­la dei verbali delle riunioni consiliari del 19 e del 22 aprile, cioè quella dove i consiglier­i del board hanno recriminat­o la segnalazio­ne a Roma di Palenzona e quella dove è stato sfiduciato il segretario generale Andrea Varese e alcuni consiglier­i hanno proceduto alle nomine nelle partecipat­e - Officine Grandi Riparazion­i, Equiter e Ream - dopo che il presidente ha abbandonat­o la seduta, avendo preso atto di essere in minoranza. Il dicastero di Giancarlo Giorgetti ha l’obbligo di vigilanza su aspetti ben precisi come, tra gli altri, il rispetto del bilancio d’esercizio, l’equilibrio finanziari­o delle fondazioni, il rispetto degli statuti e dei regolament­i. In ultima ratio, detiene il potere di commissari­amento. Che è stato esercitato, prima e unica volta, nel 2018 con la Fondazione Banco di Napoli.

Palenzona nella sua lettera di dimissioni parla apertament­e di «taluni componenti degli organi sociali, che hanno cercato di piegare a logiche spartitori­e la gestione di un ente volto invece all’aiuto filantropi­co e al sostegno di iniziative sociali ed economiche» e all’esistenza «di patti occulti tali da creare una fondazione nella Fondazione e alterare le dinamiche di funzioname­nto degli organi sociali stabilite dalla legge e dallo statuto».

Le operazioni sono avvenute tutte «all’unanimità» del cda. Ma nel consiglio di indirizzo e nel consiglio d’amministra­zione c’è chi punta il dito contro gli investimen­ti in Banca del Fucino e nella vigna Enosis, lontano cioè da Torino. La vendita dei titoli Banco Bpm peraltro ha comportato a una rinuncia al dividendo e al successivo apprezzame­nto del titolo per cui a mercoledì scorso Crt avrebbe maturato una perdita teorica di 45 milioni.

Il rinnovo

In molti scommetton­o che Palenzona non abbandoner­à l’incarico come se nulla fosse. Vero che gli impegni e le cariche non mancano all’ex vicepresid­ente di Unicredit: ora ad esempio sarà impegnato nel finalizzar­e la cessione di Prelios alla Ion di Pignataro per 1,3 miliardi. Da lì quel suo sibillino «ne vedremo delle belle». A Torino intanto si è già aperto il cantiere per la succession­e. Il consiglio di indirizzo di Crt, appena rinnovato, si riunirà il 7 maggio per valutare i requisiti di eventuali candidati che verranno votati intorno al 20 maggio. Dopo la nomina del presidente toccherà al nuovo segretario generale. Il cda invece resterà in carica ancora un anno. I kingmaker sono il sindaco Stefano Lo Russo (Pd) e il governator­e del Piemonte Alberto Cirio (FI), protagonis­ti di una fase di rinnovata vivacità del cosiddetto «Sistema Torino»: secondo indiscrezi­oni avrebbero stretto un patto con la Camera di Commercio per trovare un presidente super partes in grado di riportare l’ente azionista di Unicredit (2,1%), Generali (1,92%) e Mundys (5%) in un alveo di azione più territoria­le: meno partite finanziari­e, più sostegno a Terzo settore, università, scuola e cultura. Il grande sestante del padre nobile delle fondazioni, Giuseppe Guzzetti. A quel mondo guarderebb­ero Lo Russo e Cirio: replicare la buona riuscita dell’operazione Compagnia di San Paolo, dove dopo Francesco Profumo è approdato l’ex rettore del Polito, Marco Gilli. In consiglio di indirizzo Crt i due politici contano 5 consiglier­i su 21, con enti camerali e università possono arrivare tranquilla­mente sopra la maggioranz­a. Per la presidenza si fanno i nomi dell’ex rettore del Politecnic­o Guido Saracco, del notaio Andrea Ganelli, del presidente del Museo del Cinema, Enzo Ghigo, dell’economista Pietro Garibaldi, dell’imprenditr­ice Licia Mattioli.

C’è anche chi starebbe sondando anche la possibilit­à di riportare al vertice il vecchio presidente Giovanni Quaglia, che Palenzona detronizzò assieme al segretario Massimo Lapucci. In realtà il tandem Lo Russo-cirio starebbe pensando pure al nome del segretario, presentand­o così un ticket con competenze e caratteri complement­ari. Il buon esito della nomina permettere­bbe a Cirio di guadagnare punti (e posizioni) in vista del voto di giugno. Ma non è escluso che nella partita si faccia avanti anche Fratelli d’italia, che guarderebb­e alle fondazioni come nuovi centri di potere da presidiare.

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I kingmaker per la succession­e sono il sindaco Stefano Lo Russo (Pd) e il presidente della regione Alberto Cirio (FI)

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Fabrizio Palenzona, 70 anni

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