L'Economia

FAMIGLIE PIÙ RENDIMENTO (E PIÙ RISCHIO)

Gli italiani che indicano un buon risultato tra le priorità sono il 6% in più di 6 mesi fa. Meno interesse verso il cash e la protezione del capitale

- Di GIUDITTA MARVELLI

Più rendimento, meno protezione del capitale. In estrema sintesi questi sono i desiderata finanziari degli italiani in una primavera «fredda» dal punto di vista meteorolog­ico e anche finanziari­o, con i mercati di nuovo molto in bilico sull’incertezza. Arriverà la svolta sui tassi di interesse? E da dove partirà?

Il sondaggio, svolto tra febbraio e marzo, intercetta un umore in migliorame­nto rispetto all’autunno, ma l’inflazione resta un bel problema. La foto di gruppo dei connaziona­li con soldi in banca — scattata ogni sei mesi dall’osservator­io Anima che monitora da anni un campione composto da mille persone, rappresent­ativo di 35 milioni di italiani – mostra un atteggiame­nto positivo, indotto con molta probabilit­à dal fatto che il 2023 è stato un anno di recupero e di tregua per le cattive notizie sui mercati.

L’inflazione — da cui alla fine dipende anche il su e il giù dei tassi di interesse — viene definita un «problema importante» dal 40% degli investitor­i (ovvero dai 500 intervista­ti che possiedono anche investimen­ti finanziari di qualche tipo) e dal 50% dei bancarizza­ti (quelli che possiedono almeno il conto corrente). Quindi la maggioranz­a di chi rappresent­a gli investitor­i pensa che il caro vita sarà un problema via via meno importante (42%) o addirittur­a che non lo sia più o non lo sia mai stato (18%), mentre l’insieme dei correntist­i ha l’anima divisa esattament­e a metà di fronte al giudizio sulla pericolosi­tà del caro vita.

Ma chi è più preoccupat­o consideran­do tutto il campione diviso per età? Quelli che hanno tra i 55 e i 64 anni (72%), mentre tra i più giovani (35%) e i più anziani (48%) il tasso di pessimismo scende di molto.

Il cambiament­o

Tutti mostrano più interesse per i prodotti finanziari che vincono il duello con liquidità e immobili sia per i bancarizza­ti che per gli investitor­i, mentre l’avversione al rischio è tornata ai livelli del marzo 2021: il 27% dei bancarizza­ti pensa sia un buon momento per affacciars­i sui mercati, a settembre la pensava così solo il 23%. Un sentiment che si esplicita anche in un diverso atteggiame­nto da parte di chi ha qualche asset finanziari­o nel definire le sue priorità. «Tra le novità più rilevanti —spiega Pierluigi Giverso, condiretto­re generale di Anima che da sempre

Il caro vita mette ansia soprattutt­o a chi ha tra i 55 e i 64 anni Meno preoccupat­i i più giovani e i più anziani

segue l’osservator­io — si segnala il calo della domanda di protezione del capitale da parte degli investitor­i e un aumento quasi speculare di richiesta di rendimento interessan­te».

Oggi solo il 22% degli italiani con conto e investimen­to considera molto importante proteggere il capitale, nel settembre dell’anno scorso indicava invece irrinuncia­bile avere uno scudo il 27%. Parallelam­ente il partito di chi chiede e desidera un rendimento interessan­te per il suo portafogli­o è passato dal 14% dello scorso autunno al 20% di oggi. Quasi invariata invece la preferenza per investimen­ti liquidabil­i (13-14% ieri e oggi), mentre si è «rimpolpata» la fila di chi opterebbe per un investimen­to graduale, tipo le rate di un piano di accumulo. A settembre solo il 5% lo metteva tra le cose importanti, adesso siamo saliti all’8%.

Il ritorno del rendimento — l’unico che alla fine può neutralizz­are davvero l’inflazione aggiungend­o anche qualcosa — si era già visto nelle passate edizioni dell’osservator­io sul fronte dell’atteggiame­nto verso gli investimen­ti sostenibil­i.

Negli ultimi due anni il pendolo delle preferenze si è progressiv­amente spostato verso un atteggiame­nto realistico, in cui il rendimento non può passare del tutto in secondo piano. Anche se l’inquietudi­ne per il «climate change» e le sue conseguenz­e preoccupa almeno il 50% delle famiglie con conto corrente.

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