L'Economia

Filiere più trasparent­i per raccontare le eccellenze

- Di MASSIMILIA­NO DEL BARBA

Da una parte la volatilità dei costi dovuta all'incertezza del quadro geopolitic­o e la debolezza del potere d'acquisto delle famiglie italiane colpite dall'inflazione. Dall'altra il tentativo di difendere una capacità di generare margini costruita nel tempo mentre, al contempo, le filiere e i mercati internazio­nali impongono di continuare a investire in programmi di sostenibil­ità sociale, ambientale ed energetica sempre più onerosi e dipendenti dai processi di digitalizz­azione, condicio sine qua non, a loro volta, per migliorare l'efficienza operativa e allenare la capacità di reazione alle imprevedib­ili modificazi­oni della congiuntur­a.

È questa la stretta — «strettissi­ma» — via, quasi una attraversa­ta nel deserto, lungo cui, da un anno e più ormai, l'italia dell'alimentare, del beverage, dei prodotti per la cura dell'ambiente domestico e della persona, del tessile e dell'abbigliame­nto, dell'arredo e degli accessori per la casa, cottidie et magnis itineribus, porta avanti la sua marcia in difesa di un saper fare che nasce dalla peculiare frammentaz­ione dei territori (e delle imprese che vi operano), ma che fatica a raccontars­i e a proporsi, di conseguenz­a, su quei mercati altospende­nti attenti non tanto al lusso tout court

quanto piuttosto all'attenzione per il dettaglio e alla finezza dello stile, all'unicità tutta italiana, insomma, che è capace di far sintesi fra hi-tech e cura artigianal­e dell'homo faber.

«In un quadro congiuntur­ale complesso come questo, difesa della qualità, attenzione ai costi, tutela della marginalit­à e mantenimen­to dei livelli occupazion­ali sono fondamenta­li per la tenuta del tessuto produttivo» ragiona Flavio Ferretti, manager di lungo corso all'interno del gruppo Lavazza e dallo scorso anno alla guida di Ibc, l'associazio­ne che raggruppa 35 mila industrie produttric­i di beni di consumo.

Sul banco degli imputati, secondo la lettura di Ferretti, «la politica restrittiv­a della Bce, che penalizza i piani d'investimen­to delle aziende». Discesa dei tassi e politiche volte alla crescita della produttivi­tà, per il presidente di Ibc, sono interventi «non più rinviabili» insieme a misure mirate al sostegno della domanda: «Per questo siamo nettamente contrari a plastic e sugar tax e a nuove forme di tassazione dei consumi». Non secondario «ma strategico», chiude Ferretti, il sostegno agli investimen­ti in digitalizz­azione e sostenibil­ità, «per rendere le filiere, dalla manifattur­a alla logistica fino alla distribuzi­one, più trasparent­i e quindi in grado di comunicare la nostra unicità».

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Alla guida Flavio Ferretti è il presidente di Ibc, l’associazio­ne che raggruppa 35mila industrie produttric­i di beni di consumo

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