Oro e petrolio, come si muovono i grandi paladini dell’incertezza
L’oro è vicino ai massimi storici, toccati il 12 aprile a quota 2.400 dollari l’oncia. Le quotazioni del petrolio, a loro volta, hanno registrato un’impennata di oltre il 10% il mese scorso: entrambi i fenomeni hanno a che fare con le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, che hanno innalzato il premio al rischio. Trattandosi delle due materie prime che hanno un peso relativo più importante nei panieri specializzati, si capisce perché le commodity siano tornate ad attrarre l’interesse degli investitori. D’altra parte, ci sono fattori che possono deprimere i prezzi: le aspettative del mercato per un taglio dei tassi a giugno da parte della Fed si sono spostate sulla scia di dati economici positivi. Ciò ha spinto al rialzo i rendimenti obbligazionari e favorito l’apprezzamento del dollaro americano.
«Questi movimenti di mercato sono considerati negativi per il prezzo dell’oro, che tuttavia ha raggiunto nuovi massimi: il nostro modello di previsione sul comportamento del prezzo dell’oro indica che l’aumento delle quotazioni aurifere appare in linea con i fondamentali di questa commodity», osserva Nitesh Shah, head of commodities e macroeconomic research di
Wisdomtree. Se i rischi geopolitici dovessero dissiparsi rapidamente, tuttavia, verrebbe meno un importante elemento di supporto alle quotazioni del metallo giallo. Un ragionamento analogo vale per il petrolio: secondo l’energy Information Administration (EIA) statunitense, l’iran è il settimo produttore di petrolio globale. Inoltre, circa il 20% della fornitura mondiale transita attraverso lo Stretto di Hormuz situato tra l’oman e l’iran. Data l’incertezza prevalente che circonda questa regione, «prevediamo che i mercati rimarranno reattivi, con i prezzi destinati a salire in caso di escalation, soprattutto se verranno introdotte ulteriori sanzioni contro l’iran, e a scendere se le tensioni si attenueranno. Riteniamo che i prezzi attuali riflettano già un certo grado di decelerazione della domanda globale rispetto allo scorso anno», precisa Shah.