Dalle polizze ai conti correnti, l’ai può mettere il turbo
Il totale degli investimenti che il sistema bancario, a livello mondiale, farà confluire nello sviluppo della Intelligenza artificiale generativa, nel corso del 2024, raggiungerà i sei miliardi di dollari. Nulla rispetto alle previsioni che prevedono per il 2030 – ovvero fra poco più di cinque anni – un investimento complessivo di 85 miliardi di dollari in quell’anno. Somme importanti, anche perché si cumuleranno dell’arco del lustro, che permetteranno un pieno sviluppo di un sistema di affiancamento decisionale che non ha uguali nella storia dell’umanità. Gli effetti saranno evidenti in tutta l’organizzazione del lavoro, bancario e non.
«L’esperienza che stiamo facendo sul campo ci dice che anche in Italia si sta accelerando sull’intelligenza artificiale – dice Paolo La Torre, managing partner, di Capco Italia, branch della società multinazionale di consulenza che fa parte del gruppo indiano Wipro, quotato a Wall Street, dove capitalizza 2,3 miliardi di dollari - anche se lo scenario pone alcune complessità attuative. Le banche italiane non hanno infatti completato la digital transformation dei processi e devono fare ancora molto in diverse aree essenziali: onboarding del cliente; pagamenti; prestiti; raccomandazioni operative ai clienti e cross selling; regtech. Molte banche, inoltre, non si sono ancora liberate dall’eredità digitale del passato e hanno sistemi obsoleti, che spesso si sono sovrapposti in seguito alla lunga stagione di fusioni e acquisizioni».
Le applicazioni di Intelligenza artificiale generativa promettono di rendere più efficace e più efficiente la gestione operativa. In alcune banche dei Paesi con un’industria dei servizi finanziari tecnologicamente avanzata (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna) sono già entrati nella «fase test» sistemi che creano un assistente virtuale per diverse funzioni dell’organizzazione, come ad esempio lo sviluppo commerciale, la relazione con i clienti, ma anche le risorse umane e la compliance. L’assistente virtuale diventa un riferimento per il responsabile di funzione, sia su temi di mercato sia sulla gestione della banca in cui lavora. I sistemi forniscono risposte certificate: il responsabile di funzione non deve fare un supplemento di ricerca per utilizzarle. In più, aspetto decisivo, i sistemi oggi in fase di test sono anche in grado di sviluppare automaticamente il codice software: lo generano, ne testano l’efficacia, se necessario lo correggono. Al momento, evidenzia La Torre, «sono disponibili le prime simulazioni sull’incremento di produttività potenziale partendo da un’analisi del funzionamento ad oggi. Si tratta, per ora, di modelli previsionali semplificati che andranno perfezionati considerando più precisamente diversi fattori, tra i quali l’accuratezza e l’efficienza dei dati che guidano l’ia, i tempi e i costi di applicazione e manutenzione (su cui si è espresso la scorsa settimana Mark Zuckerberg, riferendosi alla sua Meta, ndr), la necessità di personale che supervisioni o corregga il lavoro dell’ia».
L’occasione per un profondo rinnovamento del business bancario e assicurativo è però troppo ghiotta per essere sottovalutata, perché nella prospettiva dell’intelligenza artificiale c’è molto di più di un semplice assistente virtuale. Oggi, sottolinea La Torre, «i sistemi forniscono risposte certificate: il responsabile di funzione non deve fare un supplemento di ricerca per utilizzarle. In più, aspetto decisivo, i sistemi oggi in fase di test sono anche in grado di sviluppare automaticamente il codice software: lo generano, ne testano l’efficacia, se necessario lo correggono». Il tutto porta a un importante aumento di produttività. Secondo i dati elaborati da Capco Italia, «si arriva quasi al 40% nella funzione di vendita e assistenza. Nello sviluppo dei sistemi informativi il risparmio di tempo stimato è il 35%. Nei call center è poco sopra il 40% e arriva al 45% nel supporto alla gestione della funzione risorse umane», conclude La Torre.