«Ai fondi pensione le stesse agevolazioni dei Pir»
Oltre 4 milioni di lavoratori iscritti, con un risparmio accumulato destinato alle future prestazioni previdenziali superiore a 67 miliardi di euro. È il bilancio 2023 dei fondi pensione negoziali, la categoria più rilevante della previdenza integrativa sia dal punto di vista delle posizioni in essere sia dal punto di vista patrimoniale. In occasione dell’assemblea 2024 di Assofondipensione (Associazione dei fondi pensione negoziali), che si è tenuta a Roma lo scorso 23 aprile, il presidente dell’associazione, Giovanni Maggi,
ha sottolineato la rilevanza numerica, la consistenza patrimoniale e quindi la solidità della categoria: «Considerando la platea dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, quasi il 40% dispone di una posizione di previdenza complementare e tra questi il 48% ha scelto un fondo pensione negoziale – argomenta –. La previdenza complementare raccoglie un patrimonio che a fine 2023 aveva un valore di 223 miliardi e i fondi pensione negoziali rappresentano la quota più rilevante tra le diverse forme previdenziali, gestendo il 30,5% del totale.
Nel corso del 2023 la previdenza complementare ha raccolto 14,6 miliardi di euro, senza considerare i fondi pensione preesistenti, di cui il 44% i soli fondi negoziali». Numeri importanti, che però non frenano l’impegno dell’associazione nel promuovere azioni volte a favorire una maggiore educazione finanziaria e un incremento delle adesioni in particolare tra i lavoratori più giovani. In tal senso, «è importante e necessario che si dia attuazione con sollecitudine alle previsioni relative al Comitato previdenza italia, coinvolgendo anche Assofondipensione, in considerazione dell’elevato livello di rappresentanza delle parti sociali, così da non procrastinare ulteriormente l’impiego delle preziose risorse stanziate da anni e riconfermate dall’attuale Governo alla fine del 2023», ha puntualizzato Maggi.
Per incentivare l’investimento dei fondi pensione in attività private italiane, ha sostenuto Maggi, «si potrebbe rimodulare la fiscalità di vantaggio che è stata concepita per i Pir e poi estesa agli investitori previdenziali, che permette di non sottoporre a tassazione i rendimenti degli investimenti effettuati in imprese italiane».
Guardando infine alle performance, nonostante un 2022 negativo a causa della crisi dei mercati finanziari, l’analisi di lungo periodo, a 10 e 15 anni, mostra che i rendimenti dei fondi pensione superano la rivalutazione del Tfr.