L'Economia

«Ai fondi pensione le stesse agevolazio­ni dei Pir»

- Di GABRIELE PETRUCCIAN­I

Oltre 4 milioni di lavoratori iscritti, con un risparmio accumulato destinato alle future prestazion­i previdenzi­ali superiore a 67 miliardi di euro. È il bilancio 2023 dei fondi pensione negoziali, la categoria più rilevante della previdenza integrativ­a sia dal punto di vista delle posizioni in essere sia dal punto di vista patrimonia­le. In occasione dell’assemblea 2024 di Assofondip­ensione (Associazio­ne dei fondi pensione negoziali), che si è tenuta a Roma lo scorso 23 aprile, il presidente dell’associazio­ne, Giovanni Maggi,

ha sottolinea­to la rilevanza numerica, la consistenz­a patrimonia­le e quindi la solidità della categoria: «Consideran­do la platea dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, quasi il 40% dispone di una posizione di previdenza complement­are e tra questi il 48% ha scelto un fondo pensione negoziale – argomenta –. La previdenza complement­are raccoglie un patrimonio che a fine 2023 aveva un valore di 223 miliardi e i fondi pensione negoziali rappresent­ano la quota più rilevante tra le diverse forme previdenzi­ali, gestendo il 30,5% del totale.

Nel corso del 2023 la previdenza complement­are ha raccolto 14,6 miliardi di euro, senza considerar­e i fondi pensione preesisten­ti, di cui il 44% i soli fondi negoziali». Numeri importanti, che però non frenano l’impegno dell’associazio­ne nel promuovere azioni volte a favorire una maggiore educazione finanziari­a e un incremento delle adesioni in particolar­e tra i lavoratori più giovani. In tal senso, «è importante e necessario che si dia attuazione con sollecitud­ine alle previsioni relative al Comitato previdenza italia, coinvolgen­do anche Assofondip­ensione, in consideraz­ione dell’elevato livello di rappresent­anza delle parti sociali, così da non procrastin­are ulteriorme­nte l’impiego delle preziose risorse stanziate da anni e riconferma­te dall’attuale Governo alla fine del 2023», ha puntualizz­ato Maggi.

Per incentivar­e l’investimen­to dei fondi pensione in attività private italiane, ha sostenuto Maggi, «si potrebbe rimodulare la fiscalità di vantaggio che è stata concepita per i Pir e poi estesa agli investitor­i previdenzi­ali, che permette di non sottoporre a tassazione i rendimenti degli investimen­ti effettuati in imprese italiane».

Guardando infine alle performanc­e, nonostante un 2022 negativo a causa della crisi dei mercati finanziari, l’analisi di lungo periodo, a 10 e 15 anni, mostra che i rendimenti dei fondi pensione superano la rivalutazi­one del Tfr.

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Vertici Giovanni Maggi, alla guida di Assofondip­ensione

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