Tasse più eque sugli investimenti finanziari
Mancano all’appello ancora parecchie disposizioni attuative previste nella legge delega fiscale. E tutte di una certa rilevanza.
Attesa con grandi aspettative dai risparmiatori è l’attuazione del principio che prevede l’abolizione della distinzione tra redditi di capitale (come i dividendi) e redditi diversi (i capital gain azionari) che genera da tempo irragionevoli distorsioni fiscali. Dovrebbe pertanto essere stabilito che la base imponibile per le persone fisiche sarà costituita dal risultato netto complessivo realizzato nell’anno solare (con possibilità di riportare le eccedenze negative nei periodi d’imposta successivi) senza più distinzioni di sorta. Tale intervento permetterà (finalmente) di rendere equo un sistema che impedisce attualmente in taluni casi di compensare le perdite derivanti dagli investimenti (tipicamente le minusvalenze) con i proventi ricorrenti derivanti dagli stessi strumenti o strumenti analoghi (dividendi, interessi) fino al paradosso per cui i proventi dei fondi comuni di investimento (qualificati come redditi di capitale) non sono compensabili con le minusvalenze scaturite dagli stessi (qualificati come redditi diversi). Tale assetto può generare attualmente un carico impositivo anche in assenza di un effettivo reddito complessivo percepito dal contribuente. Ipotizziamo di realizzare una plusvalenza di 100 su un fondo e una minusvalenza di 100 su un altro fondo; con un risultato netto economico pari a zero e un’imposta del 26% dovuta sulla sola plusvalenza.
Per i redditi di natura finanziaria sarà comunque mantenuta la possibilità di adempiere agli obblighi di tassazione sia tramite la dichiarazione che attraverso l’intervento degli intermediari finanziari
Per le società si resta in attesa che vengano declinati i principi che porteranno ad una revisione generale della tassazione con una riduzione dell’aliquota Ires in presenza di investimenti qualificati (oltre a quella già identificata per il 2024 per le nuove assunzioni) e in assenza di distribuzione degli utili per pari importo; oltre che ad una razionalizzazione dei tanti regimi attualmente vigenti sul riallineamento dei valori fiscali e contabili, unitamente al riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali sia nel regime di consolidato fiscale che in caso di operazioni straordinarie.
Atteso dal tessuto imprenditoriale italiano, anche per affrontare al meglio ipotesi di passaggio generazionale, il riordino della disciplina sui conferimenti d’azienda e sugli scambi di partecipazione improntati a principi di neutralità fiscale che permettano di costituire e gestire le holding familiari di partecipazione, eliminando tutta una serie di condizioni (molto formalistiche) attualmente presenti che restringono inutilmente il campo di applicazione di tali strumenti.
Ci si attende altresì che prosegua con maggiore rapidità la graduale soppressione della (mai amata) Irap, a partire dalle società di persone e dalle associazioni per l’esercizio delle arti e delle professioni.
I lavoratori autonomi attendono invece una semplificazione dei criteri di determinazione del proprio reddito oltre alla riduzione delle ritenute applicate alla fonte in caso di utilizzo in via continuativa di dipendenti o collaboratori al fine di evitare che si vengano a creare posizioni strutturalmente a credito nei confronti dell’erario.