I venti euro d’argento di Papa Francesco
Facendo proprio l’invito di Francesco, contro pettegolezzi e maldicenze, la Zecca Vaticana ha coniato un’apposita moneta d’argento da 20 euro sulla quale è rappresentata una donna che parla all’orecchio di un uomo e un angioletto che, con l’indice appoggiato sulle labbra, fa cenno a misurare le parole.
Anche alcune monete proposte in vendita Varesi (www.varesi.it) del 9 maggio sono cariche di storia, d’arte e di messaggi. È questo il caso del testone dello sfortunato Carlo Giovanni Amedeo di Savoia. Unico figlio di Carlo I e di Bianca del Monferrato, successe al padre quando aveva 8 mesi e 20 giorni (reggente la madre) e morì appena settenne, il 16 aprile 1496. In questo breve arco di tempo vennero coniate monete a suo nome, ma col ritratto del defunto Carlo I. Uno di questi rari coni, un testone che mostra di essere passato da un borsellino all’altro, è offerto a 15 mila euro.
Neppure Carlo I Gonzaga – Nevers, ottavo duca di Mantova, ebbe vita facile. I lanzichenecchi saccheggiarono la città e la peste falcidiò gli abitanti. Ciò nonostante si mostrò determinato a governare, tanto che su alcune monete, come il bel ducatone del 1628 offerto a 4 mila euro, fece incidere che non sarebbe andato indietro né fuori strada. Oltre che storicamente importante, il conio monetato si fa apprezzare per le figurazioni: in alto, a semicerchio, la fascia zodiacale con i segni del leone, vergine, bilancia e dello scorpione, al centro il sole sormontato da quattro stelle e sotto altre sei, in basso l’emisfero terrese con nubi. Identica la stima assegnata al 120 grana di Napoli fatto battere nel 1735 da Carlo di Borbone con il Sebeto sdraiato sulla riva del fiume, sullo sfondo il Vesuvio. Interessante il Doppio Filippo fatto battere nel 1676 a Retegno da Antonio Teodoro Trivulzio, con il curioso stemma costituito da tre facce coronate e il motto Vnica mens, una sola volontà. Parte da 1.800 euro.