L'Economia

FONDAZIONI, SI RICOMINCIA? IL CASO CRT E LA GOVERNANCE

La vicenda che ha portato alle dimissioni di Palenzona dal vertice dell’ente torinese è sul tavolo di Giorgetti. Al di là della singola questione, o proprio per quella, tornano riflession­i su uomini e competenze. Un tuffo negli anni ‘90

- di EDOARDO DE BIASI

Il terremoto in Fondazione Crt che ha provocato le dimissioni del presidente Fabrizio Palenzona stenta a fermarsi. Il ministero dell’economia, organismo vigilante sugli enti ex bancari, ha depositato un esposto alla Procura di Roma come atto dovuto dopo aver ricevuto dallo stesso Palenzona la segnalazio­ne di un presunto «patto occulto» tra alcuni consiglier­i e la comunicazi­one dell’invio di un esposto alla magistratu­ra di Torino.

Il Mef ha quindi scritto una lettera al presidente ad interim, ai consiglier­i di amministra­zione e di indirizzo, al collegio sindacale e all’organo di vigilanza chiedendo di far pervenire un’informativ­a sui fatti avvenuti. Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti e il direttore generale, Marcello Sala stanno analizzand­o la vicenda che ha portato all’uscita di Palenzona.

Da questo esame potrebbe discendere, nell’eventualit­à che se ne accertino i presuppost­i, la messa in amministra­zione straordina­ria della Fondazione. Il Tesoro ha l’obbligo di vigilanza su aspetti come l’equilibrio finanziari­o, il rispetto degli statuti e dei regolament­i. In ultima ratio, detiene il potere di commissari­amento. L’elezione di un nuovo presidente che sopravveni­sse prima delle conclusion­i del Tesoro non costituire­bbe un impediment­o all’adozione della misura.

La scorsa settimana, comunque, l’ente si è affrettato a nominare Lucia Calvosa, avvocato, docente universita­rio ed ex presidente dell’eni e prima ancora dell’editrice de Il Fatto Quotidiano, nel consiglio della Cassa depositi e prestiti.

E si riparte dalla Amato-carli

Le dimissioni di Palenzona stanno sollevando una serie di questioni che si pensavano essere risolte. Le fondazioni sono enti privati o pubblici? C’è il rischio di un’autogestio­ne di tipo politico-feudale? Non è un caso che alcuni osservator­i comincino a sollevare dubbi sulla sentenza della Corte costituzio­nale che ha definito le fondazioni come enti privati di utilità sociale.

Ma andiamo con ordine. Dalla loro comparsa nel sistema creditizio le fondazioni hanno subito profonde modifiche. L’evoluzione è dovuta a regole che si sono succedute dall’introduzio­ne nell’ordinament­o bancario avvenuta negli anni Novanta.

Con la legge Amato-carli, le Casse e i Monti di credito hanno avuto la facoltà di conferire l’azienda bancaria alla società per azioni conferitar­ia, ricevendo in cambio azioni per un valore legato alla stessa assegnazio­ne. L’ente continuava a esistere come fondazione e, oltre a esercitare il controllo sulla società che svolgeva l’attività bancaria, perseguiva «scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico».

La norma Amato-carli non obbligava alla trasformaz­ione in spa. Anzi, lasciava l’autonomia decisional­e a ogni singola banca. Tuttavia, la persuasion­e delle agevolazio­ni fiscali fece sì che la quasi totalità degli istituti cogliesse l’opportunit­à. Alle fondazioni era consentito di utilizzare i proventi delle partecipaz­ioni unicamente per scopi di utilità sociale. Nello stesso tempo, le società per azioni che svolgevano l’attività di intermedia­zione creditizia potevano aprirsi ai capitali privati e svincolars­i dal controllo pubblico.

In realtà la legge Amato-carli garantiva scarsa autonomia gestionale alle partecipat­e in quanto la governance della conferente controllan­te (la fondazione) era composta prevalente­mente da soci scelti tra rappresent­anti e amministra­tori di enti pubblici. Con questa prima legge non si realizzò la privatizza­zione perché, se l’attività bancaria era svolta da una società di capitali, quest’ultima era controllat­a dall’ente originario conferente che ne possedeva la totalità delle azioni.

Carlo Azeglio Ciampi successiva­mente portò a compimento il processo di ristruttur­azione. Una legge del ’98 e un successivo decreto-legge del ’99, assegnaron­o una completa autonomia gestionale e statutaria e, in via definitiva, trasformar­ono le fondazioni in enti di diritto privato. «Sono persone giuridiche private senza fine di lucro, dotate di piena autonomia statutaria e gestionale». Il decreto-legge del ‘99, prevedendo che gli enti dovessero dismettere entro quattro anni le partecipaz­ioni delle conferitar­ie, consentì inoltre a questi ultimi di poter esercitare l’attività bancaria. Ciampi indicò poi la ricerca scientific­a, l’istruzione, l’arte, la valorizzaz­ione delle attività culturali e dei beni ambientali, la sanità e l’assistenza alle categorie deboli come i settori rilevanti.

La legge Tremonti

Intervenne quindi la riforma Tremonti che cambiò la normativa. La legge 448/2001 conteneva disposizio­ni che restituiva­no natura pubblicist­ica alle fondazioni e puntavano a renderle dipendenti da una competenza legislativ­a regionale. La governance si reggeva su tre distinti organi che erano di indirizzo, di amministra­zione e di controllo. All’organo di indirizzo erano affidati, tra gli altri, i compiti di programmar­e gli obiettivi e le attività strategich­e; di modificare gli statuti; di gestire il patrimonio; di approvare il bilancio.

Gli enti dovevano avere nell’organo di indirizzo una prevalenza di consiglier­i scelti tra i rappresent­anti di Comuni, Province e Regioni.

Alla Consulta

Ma non finisce qui. La Corte Costituzio­nale cancellò gli intenti della riforma di riportare le fondazioni a un ambito pubblico. Con una prima sentenza, si affermò «che il processo di trasformaz­ione degli ex-enti pubblici creditizi in fondazioni, avviato nel 1990 e proseguito con varie riforme fino al 1999, è oggi portato a compimento, con la dismission­e delle partecipaz­ioni originaria­mente nelle banche e con l’approvazio­ne dei nuovi statuti; con la conseguenz­a che le fondazioni, estranee all’ordinament­o bancario e qualificat­e dalla legge come persone giuridiche private senza fine di lucro, ricadono nella materia dell’ordinament­o civile».

Una seconda sentenza segnalò l’illegittim­ità costituzio­nale nella parte che disponeva per gli organi di indirizzo «una prevalente e qualificat­a rappresent­anza degli enti, diversi dallo Stato». A seguito del pronunciam­ento, la norma fu svuotata degli aspetti che più la caratteriz­zavano e la riforma che aveva assegnato la natura privatisti­ca ottenne una legittimaz­ione.

Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, e Giuseppe Guzzetti, presidente Acri, firmarono nell’aprile 2015 il protocollo che disciplina gli aspetti patrimonia­li e l’organizzaz­ione delle fondazioni.

Vicende come quelle della Crt hanno una valenza nazionale che occorre risolvere con scelte rapide e coraggiose. Diversamen­te, l’effetto è destinato ad allargarsi. Specialmen­te in una città come Torino, che secondo alcuni è limitata da relazioni autorefere­nziali. Nella stessa Compagnia di San Paolo si sono viste le dimissioni anticipate di Francesco Profumo dall’ente e dall’acri.

La sensazione è che servirebbe un forte segnale di rinnovamen­to della governance delle fondazioni. Sarebbe un passo fondamenta­le per tutelare realtà che gestiscono circa 40 miliardi, esprimono il presidente di Cdp — nei giorni scorsi Giovanni Gorno Tempini è stato confermato — e sono essenziali nel mondo del no-profit.

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Giancarlo Giorgetti Ministro dell’economi e delle Finanze
 ?? ?? Fabrizio Palenzona Ex presidente della Fondazione Crt
Fabrizio Palenzona Ex presidente della Fondazione Crt
 ?? ?? Giovanni Azzone Presidente di Fondazione Cariplo, è stato nominato alla guida di Acri
Giovanni Azzone Presidente di Fondazione Cariplo, è stato nominato alla guida di Acri
 ?? ?? Stefano Lo Russo Sindaco di Torino, esprime alcuni consiglier­i di indirizzo delle fondazioni Crt e Compagnia di San Paolo
Stefano Lo Russo Sindaco di Torino, esprime alcuni consiglier­i di indirizzo delle fondazioni Crt e Compagnia di San Paolo
 ?? ?? Francesco Profumo Si è dimesso in anticipo da presidente di Compagnia di San Paolo e dall’acri
Francesco Profumo Si è dimesso in anticipo da presidente di Compagnia di San Paolo e dall’acri
 ?? ?? Giuseppe Guzzetti Firmò il protocollo Acri-mef: regola aspetti patrimonia­li delle fondazioni
Giuseppe Guzzetti Firmò il protocollo Acri-mef: regola aspetti patrimonia­li delle fondazioni
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Ad aprile è stato nominato presidente di Fondazione Compagnia di San Paolo
Marco Gilli Ad aprile è stato nominato presidente di Fondazione Compagnia di San Paolo
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Con la legge 448/200 tentò di restituire la natura pubblicist­ica alle fondazioni
Giulio Tremonti Con la legge 448/200 tentò di restituire la natura pubblicist­ica alle fondazioni

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