SFIDE SPAZIALI
Nella partita tra privati, il fondatore di Amazon è in ritardo anche se ha lasciato la guida del colosso dell’ecommerce per dedicarsi ai lanci. Mentre il miliardario sudafricano disperde energie tra Tesla, X e altri affari... CORSA ALLA LUNA E A MARTE MUS
Negli Anni Sessanta la corsa a “sbarcare” per primi sulla luna era fra gli Usa e l’unione sovietica. Ora è fra due miliardari americani, Jeff Bezos e Elon Musk, che non sono rivali nei loro principali business — il gigante dello shopping online Amazon.com e dei “servizi nella nuvola” per il primo, il produttore di automobili elettriche Tesla per il secondo —, ma lo sono nelle loro ambizioni stellari. In gara sono le loro due aziende aerospaziali, Blue Origin di Bezos e Spacex di Musk, entrambe non quotate in Borsa e quindi non obbligate a pubblicare i loro bilanci. Di certo si sa che sono soldi pubblici a finanziare la corsa, quelli dell’agenzia governativa Nasa (National aeronautics and space administration), che nel 2017 ha lanciato il programma Artemis per riportare gli umani sulla luna.
La Nasa ha prima sottoscritto un contratto da 2,9 miliardi di dollari con Spacex, poi un altro contratto da 3,4 miliardi con Blue Origin, che aveva fatto causa. Ma anche i due fondatori ci hanno messo del loro. E se lo possono permettere: Bezos è il secondo più ricco al mondo, con 205 miliardi di dollari di patrimonio personale e Musk è il numero tre con 196 miliarcargo di (classifica Forbes aggiornata la settimana scorsa).
Spacex, leader satellitare
Il traguardo è lontano e l’esito è imprevedibile, ma per ora in testa sembra Musk. La sua Spacex è valutata 180 miliardi di dollari, secondo l’ultimo scambio di azioni fra i soci sul mercato secondario: ha quindi, almeno sulla carta, più valore delle maggiori aziende aerospaziali americane quotate, comprese Lockheed Martin (111 miliardi di dollari), Boeing (108) e Northrop Grumman (70). Lui ci aveva investito 100 milioni quando la fondò nel 2002: erano una larga fetta dei 175 milioni incassati con la vendita di Paypal a ebay. Spacex era moribonda dopo il fallimento dei primi tre lanci del suo razzo Falcon 1. Ma nel 2008, dopo il primo successo del Falcon 1, la Nasa l’ha praticamente salvata accordandole un contratto da 1,6 miliardi di dollari per rifornire con il suo razzo la International space station. Ora Spacex ha un quasi monopolio nel mercato Usa del lancio di satelliti grazie ai suoi razzi Falcon e ha diversificato le fonti di reddito in diverse attività. Secondo un’analisi di Payload research, avrebbe realizzato 3 miliardi di profitti l’anno scorso, con un fatturato di 8,7 miliardi e potrebbe raddoppiare entrate e utili quest’anno. Oltre al lancio di satelliti, l’altro business redditizio è Starlink, il servizio Internet via satelliti che conta oltre 2,6 milioni di clienti nel mondo: sono addirittura circolate voci su una sua possibile Ipo (Initial public offering, offerta iniziale di azioni), ma per ora l’azienda ha smentito una prossima quotazione in Borsa.
Uno dei clienti di Starlink è il ministero della Difesa Usa, ma oltre al Pentagono molte agenzie della sicurezza nazionale e dei servizi segreti americani hanno contratti miliardari con Starshield, un programma satellitare di Spacex che permette comunicazioni satellitari “sicure”.
Per la missione Artemis della Nasa, Musk sta mettendo a punto la navicella spaziale Starship, che finora ha compiuto tre missioni di prova, tutte finite in esplosioni, ma ognuna con risultati sempre più avanzati. Le sfide tecnologiche sono enormi. Spacex deve dimostrare soprattutto di poter riusare sia il razzo ausiliario sia la navicella per numerose missioni: è la caratteristica fondamentale per far sì che Starship diventi anche un veicolo “commerciale” per altri clienti aziendali oltre la Nasa e per voli di cittadini privati abbastanza facoltosi da permettersi il turismo spaziale.
Blue Origin e i turisti
Il turismo spaziale è al momento l’unica altra fonte di reddito di Blue Origin — fondata nel 2000 da Bezos — oltre alla commessa Nasa. Il suo veicolo New Shepard — composto da un razzo propulsore e una navicella per passeggeri e/o — ha compiuto sei voli sub-orbitali con a bordo esseri umani: il primo nel 2021 con a bordo lo stesso Bezos, che quell’anno aveva detto di aver raggiunto 100 milioni di dollari di vendite di “biglietti” per i voli di New Shepard. Ma nel settembre 2022 una missione con un carico di materiali, senza passeggeri, è esplosa e i lanci sono stati sospesi per studiare che cosa non ha funzionato (un nuovo volo turistico era in programma per domenica 19 maggio, prima che L’economia andasse in stampa).
La differenza fondamentale fra i due progetti è che la Starship è già il veicolo destinato alla missione sul nostro satellite
Obiettivo Pianeta Rosso
La differenza fondamentale fra i progetti spaziali di Musk e Bezos è che la Starship del primo è già il veicolo destinato alla missione lunare e oltre, perché il fondatore di Spacex vuole arrivare fino a Marte. L’anno prossimo dovrebbe condurre un test di allunaggio senza umani e poi nel 2026 uno sbarco sulla luna con astronauti, il primo dopo quello del 1969.
Il veicolo di Blue Origin per la missione Artemis deve invece ancora essere messo a punto: il razzo New Glenn, che dovrebbe lanciarlo, non ha finora fatto voli di prova e l’obiettivo dichiarato è di portare gente sulla luna solo nel 2029. Ma ciò non toglie che la corsa la possa vincere il sessantenne Bezos, che due anni fa ha lasciato la guida di Amazon come amministratore delegato per dedicarsi di più a Blue Origin e accelerare il suo sviluppo. Mentre il più giovane Musk (52 anni) disperde le sue energie fra molte imprese, da Tesla a X (Twitter), oltre che su Spacex.