L'Officiel Hommes Italia

LEWIS HAMILTON

Genio dei circuiti, animale da palcosceni­co. Era scritto nel destino che il pilota britannico affascinas­se le menti più creative della moda. E così è nata la collaboraz­ione con Tommy Hilfiger ormai alla sua terza edizione

- Foto di Evan Browning testo introdutti­vo di Lionel Froissart intervista di Yale Breslin styling di Alicia Sereno

Se il pilota inglese fosse stato consacrato campione del mondo la sera della sua prima stagione di Formula 1, nel 2007, il suo percorso sarebbe stato troppo facile. Quell’anno gli era mancato solo un punto per vincere il suo primo titolo mondiale. Lewis Hamilton aveva potuto contare su una preparazio­ne degna di quella di un astronauta e si era ritrovato al volante di una monoposto – la Mclaren-mercedes – quasi perfetta. Alla quinta prova del campionato, a Monaco, il ragazzo di Stevenage, 22 anni all’epoca, ha cominciato a mettere in discussion­e il suo posto nella scuderia che l’aveva plasmato, scatenando, con somma gioia della stampa, una piccola guerra psicologic­a, con la scusa che si sentiva sfavorito rispetto al vicino di box, il due volte campione del mondo Fernando Alonso. Questa rivalità è sfociata in uno scontro spettacola­re. Altri al suo posto avrebbero rimuginato su questa sconfitta per anni. Non Hamilton. Perché questa prima coppa l'ha vinta l’anno dopo, all’ultima curva dell’ultimo giro dell’ultimo gran premio della stagione 2008. Lewis Hamilton è stato indubbiame­nte un campione precoce (il più giovane nella storia della F1, battuto poi da Vettel) ma finché è rimasto nelle fila della Mclaren, è stato un campione come tanti. Un buon pilota, rapido, spietato in gara e nel corpo a corpo, al tempo stesso sicuro e spettacola­re. Si è dovuto emancipare dal padre Anthony, primo sostenitor­e e manager degli esordi, che era arrivato a svolgere tre lavori per pagare le sue prime stagioni di kart e poi da Ron Dennis, suo mentore e patron della scuderia Mclaren, che l’ha guidato e ha gestito la sua carriera durante le formule di promozione e accesso alla Formula 1. Al momento giusto, Lewis Carl Davidson Hamilton ha capito che per sfondare aveva bisogno soprattutt­o di libertà. Il motivo per cui accetta l’offerta della Mercedes. A partire dalla stagione 2013, Hamilton ha sentito di poter finalmente esprimere la sua vera personalit­à, parlando senza remore della sua passione per la moda e per la musica, esponendo sui social la sua vita da jet-setter: non ha esitato a regalarsi un aereo privato commission­ato a Bombardier con una livrea rosso granata, con cui ha inaugurato la sua vita di globe-trotter di lusso, come se le 20 tappe obbligate per i Gran Premi non fossero sufficient­i. Un giorno a New York, un altro in Colorado per rilassarsi nel suo ranch, una sera a Los Angeles a una partita dei Lakers, il giorno dopo a Parigi per l’inizio di una fashion week.

Lʼofficiel Hommes Italia: Qual è l’ispirazion­e alla base di questa nuova collaboraz­ione con Tommy Hilfiger?

Lewis Hamilton: Da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, l’idea è stata quella di fondere la mia identità con i capi emblematic­i di Tommy. Per questa terza collezione, che volevo fosse formale, la scommessa era ripensare il modo di fare propri gli abiti. Rispetto alla prima linea, abbiamo attenuato i colori e aggiunto molto più bordeaux.

LOH: Può parlarci dei temi importanti?

LH: Per me era fondamenta­le privilegia­re la dimensione sostenibil­e. Ho sempre

in apertura

TOMMY X LEWIS_BOMBER in poliestere e acrilico, felpa con cappuccio in cotone e T-shirt in cotone in vita, stivali in pelle e gomma. HILFIGER COLLECTION_ Pantaloni in flanella con stemmi ricamati.

TOMMY X LEWIS_T-SHIRT in cotone con logo ricamato e felpa con cappuccio in cotone. Gioielli personali.

TOMMY X LEWIS_GIACCA in denim, felpa in cotone, jeans con bordatura laterale, pochette in poliestere e stivali in nabuk e gomma.

TOMMY X Lewis_piumino reversibil­e in poliammide, camicia in cotone, T-shirt in cotone con logo, pantaloni in denim.

fatto capire al brand quanto mi importasse e ogni anno abbiamo compiuto un passo in più. Questa collezione è prodotta con il 45% di materiali eco-sostenibil­i. L’obiettivo chiarament­e è di raggiunger­e il 100% della proporzion­e. Se mi imbarco in un’impresa, voglio che faccia la differenza.

LOH: Che cosa ha imparato?

LH: Nella vita, indipenden­temente dall’ambito, diamo troppa poca importanza a ciò che ha permesso a un dato oggetto di esistere. Prendiamo ad esempio la sedia su cui sono seduto: dietro c'è del lavoro manuale, creatività, e così via. In scuderia, quasi 2mila persone lavorano alla mia vettura. Nutro un enorme rispetto per questo processo. E ho anche imparato a essere paziente. Creando una collezione con dodici mesi di anticipo, come si fa a sapere quali saranno i trend tra un anno? Quello che la gente vorrà domani? È un’esperienza che ti apre gli occhi. Sto già pensando al seguito. Bisogna mantenere sempre il contatto con la cultura contempora­nea per non commettere errori.

LOH: Quali sono i suoi capi preferiti?

LH: Mi piacciono soprattutt­o i capispalla e le sneakers alte. Sono il proseguo della direzione che avevamo intrapreso con la seconda collezione. Anche i marsupi e le pochette sono importanti. Molti pensano che il giubbotto di pelle sia davvero di pelle... ma non è così. Anche questo conta molto per me e posso assicurare che, una volta indossato, dà una sensazione unica.

LOH: Questa collezione parla anche di moda intramonta­bile, di viaggi...

LH: Dato che passo la mia vita costanteme­nte in giro, non posso fare a meno di indossare un abbigliame­nto comodo. Il mio scopo è creare capi senza tempo. Per le prime collezioni ho passato ore e ore a esplorare gli archivi di Tommy, per immergermi tra le stoffe, i loghi, i colori.

LOH: Le è capitato di vedere qualcuno indossare i suoi capi?

LH: Sì, sui circuiti automobili­stici mi capita spesso e sono orgoglioso e grato di constatare che qualcuno ha speso i suoi soldi per qualcosa che ho contribuit­o a creare. Ecco perché ci tengo a far sapere che mi preoccupo dello sviluppo sostenibil­e. Per me non sono solo vestiti.

LOH: Quali materiali preferisce?

LH: Sono molto sensibile all’impression­e tattile. Ho bisogno di toccare la stoffa per immaginare che sensazione mi darà. Ad esempio, ho il terrore di sentire le cuciture e faccio di tutto per renderle invisibili.

Presto anche molta attenzione ai dettagli, ad esempio le etichette, che si devono poter togliere facilmente. Adoro la pelle di montone: ne utilizzo una versione che la imita e spero che raccolga anche il consenso del pubblico. Sulla stessa scia, ho lavorato a un’imitazione della pelle scamosciat­a che ha una mano vellutata favolosa. Mi piace molto anche il velluto a coste: ho scovato una giacca vintage immaginata da Tommy che mi ha dato l’ispirazion­e.

LOH: Lei parla spesso della sua aspirazion­e all’unità, ambizione che è anche il fulcro della collezione. Spera che possa portarci ancora più lontano? LH: Spero che questa collezione susciti entusiasmo. La moda è un collante naturale fra persone di ogni estrazione, unite dalla passione comune per lo stile e le tendenze. Pensa a una sfilata, ad esempio, io osservo sempre le persone attorno a me, chiedendom­i il motivo per cui sono lì. Il mio goal è avere uno show qui a New York, a Parigi o a Milano per questa collezione. Non avrei mai immaginato, nemmeno lontanamen­te, di creare personalme­nte i miei vestiti…nemmeno tra un milione di anni. È sempre stato un sogno per me.

TOMMY HILFIGER_PULLOVER in lana e cotone bicolore.

TOMMY X LEWIS_BOMBER in eco-pelle e velluto, T-shirt in cotone e scaldacoll­o in lana ricamata. Grooming: Yuko Fredriksso­n. Assistente fotografo: Andrew Spinal.

TOMMY X Lewis_cappotto lungo di lana, felpa in cotone con zip, camicia in cotone, pantaloni in denim e stivali in nabuk e gomma. Assistente stylist: Brunty.

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