L'Officiel Hommes Italia

ALLESTIRE L’IMMAGINARI­O

A Reggio Emilia si celebra una edizione “autunnale” di Fotografia Europea, con le immagini visionarie degli anni ’70 e quelle ideali di Carlo Mollino

- Testo Silvia Frau

In un dialogo continuo con il contempora­neo, che si tratti di arti performati­ve o visive, Reggio Emilia si è ritagliata uno spazio indipenden­te e fecondo. Lo dimostra il successo di Fotografia Europea, il festival internazio­nale che riflette sulla complessit­à del presente, raccoglien­do (anche) l’eredità di Luigi Ghirri, il fotografo reggiano il cui archivio è conservato in città. In una inedita edizione autunnale, quest’anno, riprende parte del complesso programma che sarebbe dovuto andare in scena la scorsa primavera. E lo fa con due mostre: “True fictions Fotografia visionaria dagli anni ’70”, a Palazzo Magnani e “Atlanti, ritratti e altre storie 6 giovani fotografi europei” a Palazzo da Mo

sto (entrambe dal 17 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021). La prima presenta il lato immaginifi­co della staged photograph­y, che dagli anni Ottanta ha rivoluzion­ato il linguaggio della fotografia: «da mezzo destinato principalm­ente a documentar­e la realtà, è diventato il mezzo privilegia­to per inventare realtà parallele, menzogne credibili, mondi fantastici», come ha spiegato il curatore Walter Guadagnini, che ha selezionat­o le cento opere di maestri quali Paolo Ventura, David Lachapelle, Bruce Charleswor­th e Cindy Sherman, tra gli altri. Con «opere straordina­riamente affascinan­ti, inquietant­i e divertenti, che parlano di noi fingendo di parlare d’altro». La seconda è una collettiva e raccoglie le personali dei tre vincitori dell’open call lanciata da Fotografia Europea 2020, a cui sono stati aggiunti tre progetti selezionat­i dalla giuria presieduta da Guadagnini, che è anche Direttore artistico del Festival, con l’intenzione di ampliare lo spazio dedicato ai giovani artisti. A questo si aggiungono una serie di attività collateral­i, tra cui lezioni, conferenze, talk, workshop (fotografia­europea.it). E prende spunto dal tema proposto dal Festival, “Fantasie, narrazioni, regole, invenzioni” anche la mostra ospitata da Collezione Maramotti, sede permanente della collezione d’arte di Max Mara. “Mollino / Insides Enoc Perez, Brigitte Schindler, Carlo Mollino”, che illustra il complesso immaginari­o di quest’ultimo attraverso alcuni scorci della sua ultima dimora di Torino, sede del Museo Casa Mollino, con la cui collaboraz­ione è stata allestita la mostra, trasformat­a dall’interpreta­zione pittorica di Perez e dall’occhio fotografic­o di Schindler, che insieme conducono alle immagini delle modelle degli anni ’50 e ’60, scattate dall’architetto, designer e fotografo. Il corpo femminile è per lui un tema ricorrente, lo si ritrova dai primi ritratti quasi surrealist­i fino alle Polaroid degli anni ’70. E diventa quasi una contropart­e ideale, che il direttore della casa Museo di Mollino, Fulvio Ferrari definisce, poeticamen­te, come un “esercito di farfalle” (collezione­maramotti.org).

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