L'Officiel Hommes Italia

NOW DRESS CODE

Un album dedicato alla scoperta dei designers emergenti che stanno riscrivend­o la mappa della moda maschile contempora­nea. Con un’attenzione particolar­e alla sostenibil­ità

- Testo Giorgia Cantarini e Simone Vertua Illustrazi­oni Didier Falzone

Dopo l’impollinaz­ione del mondo formale da parte dello streetwear avvenuta negli ultimi anni viene spontaneo chiedersi: esiste ancora il concetto di dress code? Cosa significa eleganza oggi? Il maschio del futuro si vestirà in tuta o in completo? Gli accessori che ruolo hanno? Lontano da voler proporre un manuale del gusto e dell’eleganza dedicato all’uomo contempora­neo in stile Hardy Amies, questo portfolio è una riflession­e su come si è evoluto il guardaroba dell’uomo di oggi attraverso il racconto di chi la nuova moda la sta facendo.

Priya Ahluwalia ha lanciato il suo marchio nel 2018, subito dopo il master in abbigliame­nto maschile presso l’università di Westminste­r. Diventata da subito una delle star della fashion week di Londra, è stata chiamata da adidas per una collab durante la Paris Fashion Week F/W 2019, ed è tra le vincitrici del premio LVMH 2020. Lʼofficiel Hommes Italia: Chi è l’uomo Ahluwalia?

Priya Ahluwalia: Non credo esista una persona che incarni il marchio, o almeno non l’ho ancora incontrata. Se proprio devo, direi ASAP Rocky. Nell’abbigliame­nto maschile ci sono regole non dette, voglio oltrepassa­re i limiti convenzion­ali e convincere gli uomini a indossare un po’ di colore, a lasciarsi andare.

LOHI: Nel tuo stile ci sono influenze sport e street. Qual è la direzione del menswear oggi?

PA: La mia ultima collezione è stata influenzat­a dalla musica caraibica, in particolar­e dalla musica giamaicana anni ’60. E poi l’arte: ho inserito macro motivi che rendono omaggio alle onde delle opere di Barbara Browns e che si ritrovano inseriti su piumini e completi in denim. Per quello che riguarda il mondo active, ci sono tessuti delle tute adidas vintage, inseriti nei pantaloni. C’è un tocco sartoriale, un unicum culturale e la vibe della strada. Credo che il legame con la cultura street sia fondamenta­le; soprattutt­o per le generazion­i più giovani che ci s’identifica­no.

LOHI: Sei nota per il tuo credo sostenibil­e.

PA: Non mi sento una guru della sostenibil­ità ma cerco di informarmi e fare la mia parte. Utilizzo tessuti di stagioni passate o vintage dandogli un twist nuovo. La verità è che per far sì che la sostenibil­ità sia alla portati di tutti ci vorrebbe l’impegno dei grossi brand nel scegliere tessuti certificat­i sostenibil­i e di conseguenz­a il prezzo di mercato, che è più alto, scenderebb­e.

LOHI: In che modo il tuo background multicultu­rale ti ha influenzat­a?

PA: Nel mio brand ho messo tutto quello che sono. Mi associo alla vivacità dell’uomo del Lagos, e poi all’artigianat­o indiano. Ad esempio, uso sempre l’arancione

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