DRIVER'S SEAT - TRAVIS SCOTT
Per Travis Scott le macchine veloci sono da sempre il simbolo del successo. Ma ora che è il rapper più famoso al mondo ha perso il conto di tutte quelle che possiede. E adesso come farà?
testo di Joshua Glass foto di Sharif Hamza styling di Yashua Simmons
Jacques Berman Webster II, oggi noto come Travis Scott, da teenager racimolava altoparlanti stereo usati dai vicini nei sobborghi a centro-sud di Houston, in Texas. Solo, nella quiete della sua stanza, si metteva a sperimentare con quel po’ di tecnologia di recupero, architettando un sound system quasi alla Frankenstein, ben prima dell’avvento di strumenti portatili, accessibili e di alta qualità. Vecchie scatole da scarpe si trasformavano in casse acustiche e le sue sessioni notturne di mixing non solo lo facevano conoscere come musicista – a cominciare dal duo “The Graduates” attivo ai tempi di Myspace, fino alla carriera piena di successi come solista e ai tentativi di collaborazioni come Huncho Jack, Cactus Jack Records e Jackboys – ma anche come collezionista di auto, glorificato da Instagram. Il parco macchine della star ventottenne (il cui numero preciso resta un mistero per sua stessa ammissione) vanta tutte le marche più prestigiose. Se gli chiedessero di disegnare una vettura da zero, dice che partirebbe dall’impianto stereo. Tutto questo per sottolineare che
Scott è molto più che un rapper, è un mix di fashion e fast food, un personaggio chiave dell’epopea Kardashian (ha avuto una relazione ora conclusa e una bambina con Kylie Jenner, ndr). L’ex ragazzo della porta accanto rappresenta più del sogno americano, lo guida.
Nella tua famiglia c’è un’auto che ha segnato in particolar
JOSHUA GLASS: modo la tua infanzia?
Non è che avessimo delle gran macchine all’epoca.
TRAVIS SCOTT: Quando avevo cinque o sei anni, papà aveva comprato una Toyota 4Runner. Era arrivato a casa della nonna con un fare del tipo: “Hey, guarda cosa mi sono preso!” e ricordo che a me sembrava una figata pazzesca, per me era come una Mercedes. Più o meno un anno dopo mia madre si era presa una Jeep Cherokee, destinata e essere la nostra unica auto e finita abbastanza male. Eravamo arrivati al punto che la porta del passeggero non si apriva nemmeno e dovevamo passare dalla parte del guidatore