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TEMPUS FUGIT - ARNAUD CHASTAINGT E GASPARD ULLIEL

Arnaud Chastaingt, direttore creativo dell’orologeria Chanel, dialoga con Gaspard Ulliel sul tempo, in occasione del restyling del J12.

- testo di Silvia Frau

Vent’anni fa, l’allora direttore artistico di Chanel, Jacques Helleu, presentò il J12, un orologio da polso realizzato in ceramica nera e ispirato all’estetica degli scafi delle barche a vela, da subito diventato icona tra i segnatempo. L’attuale direttore creativo dell’orologeria, Arnaud Chastaingt ha rivisitato la cassa da 38 mm, creando un monoblocco in ceramica – come in ceramica sono le lancette con nuovo carattere tipografic­o – con oblò in vetro zaffiro, aperto sul nuovo movimento automatico. Una occasione, questa, per parlare dello scorrere del tempo con l’attore Gaspard Ulliel (testimonia­l della maison per il profumo Bleu) frequentav­a una scuola di design mentre Ulliel era all’ultimo anno delle superiori. L’uno sognava di «Vivere di creazione. Anche se questa cosa dentro di me rimaneva un po’ astratta». L’altro di cinema, «Avevo girato il mio primo film con un casting pazzesco, tra cui Charlotte Rampling... ». Ma cos’è il tempo, nelle vostre profession­i? «È il mio campo da gioco. Mi ispira», racconta Chastaingt, «non ho mai cercato di domarlo, né addomestic­arlo. Sarebbe asssurdo volerlo controllar­e. Cerco di renderlo piacevole». «Arnaud ed io abbiamo la fortuna di fare lavori basati sulla passione. Un lusso per me che sono di natura pigro; mi stimola. Il tempo di una vita è fatto dell’intensità che essa riesce a produrre». Il tempo è anche una percezione intima, Arnaud, fa paura la pagina bianca? «No, ciò che mi fa paura è non avere abbastanza tempo, il mio processo di creazione è un susseguirs­i di sicurezze e dubbi. Oggi riesco a controllar­lo. All’inizio della carriera avevo paura di essere in ritardo e allo stesso tempo di non essere al passo con i tempi. Ma l’orologeria mi ha insegnato la pazienza. Creare per il tempo richiede tempo, e per molto tempo». «Ti capisco», aggiunge Gaspard, «il lavoro dell’attore è prima di tutto interiore, costruisce una dimensione temporale propria. La fisica ci insegna che non esiste un unico tempo, ma dimensioni multiple. Quindi ciò che conta è concedersi del tempo per raggiunger­e quello altrui». Il designer crea. Anche il tempo crea per te, Arnaud? «Non so se lo faccia. Ma di certo io creo per lui».

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