L’Unita

“Mi hanno costretto a dire: quello era lo scafista”

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Nel processo contro alcuni presunti scafisti - presunti - che è in corso a Crotone, è stato ieri interrogat­o un testimone che aveva indicato uno degli imputati come il capitano della barca naufragata a Cutro nel febbraio del 2023. Questo testimone si chiama Faizi Hasib ed è uno dei superstiti della strage di Cutro. Questo testimone ha dichiarato davanti ai giudici:

“Un agente che mi interrogav­a mi ha detto che quello nella foto era il capitano della barca e di firmare accanto all’immagine. E io ho firmato”. Il giudice gli ha fatto ripetere la sua dichiarazi­one e lui l’ha ripetuta tale e quale.

Ora bisognerà vedere come il processo andrà avanti, ma siccome il processo si basa solo sulle testimonia­nze di alcuni superstiti, e siccome la dichiarazi­one di Hasib lascia immaginare che queste testimonia­nze potrebbero essere state estorte, capite bene che il processo va a gambe all’aria. E che non è più il caso di parlare di “presunti” colpevoli ma di “presunte” testimonia­nze.

E’ bene sapere che da parecchio tempo, tra le persone che si occupano di migranti, e di soccorso e di accoglienz­a, si parla va spesso di questo: molti migranti hanno avevano raccontato di essere stati spinti ad accusare i presunti scafisti. Alcuni si sono piegati, alcuni no. Tra quelli che non si sono piegati, pare, qualcuno sarebbe finito per essere accusato lui di scafismo. In realtà è abbastanza noto che gli scafisti veri quasi mai stanno in barca. Dopo un paio d’ore di navigazion­e tornano indietro e lasciano il timone a qualche ragazzo. Il problema è che con tutto il baccano che è stato fatto sugli scafisti da trovare “per mare e per terra”, né il governo né certe Procure possono ammetterlo. E allora, qualcuno, forza. imone a qualche ragazzo. Il problema è che con tutto il baccano che è stato fatto sugli scafisti da trovare per mare e per terra, né il governo né certe Procure possono ammetterlo. E allora, qualcuno, forza.

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