L’Unita

IN AMERICA LA PENA DI MORTE È RAZZISTA. E PURE IL NOSTRO 41BIS

- Valerio Fioravanti

Recentemen­te l’agenzia statuniten­se che si occupa dei censimenti ha emesso un lunghissim­o comunicato in cui spiega che, per la prima volta dopo 30 anni, sono stati aggiornati i criteri per le indicazion­i delle etnie. L’ho letto immaginand­o che ci avrei trovato qualche nuova stravaganz­a dettata dal politicame­nte ipercorret­to. Invece, nonostante il fiume di parole e le amplissime premesse, si trattava solo di una stravaganz­a dell’ovvio: d’ora in poi non si indicherà genericame­nte come “asiatico” chi proviene da quel continente, ma verranno introdotte cinque “fasce di asiaticità”. Va bene, quattro colonne di Excel in più, e le sintesi saranno un po’ meno sintetiche, ma nessuna rivoluzion­e.

La questione delle etnie mi è tornata sotto gli occhi nei giorni scorsi: le principali associazio­ni per i diritti civili chiedono alla Corte Suprema della California di dichiarare incostituz­ionale la pena di morte perché è razzista. Non si tratta di una novità, da sempre c’è il sospetto (diciamo così) che se un nero uccide un bianco è molto più probabile che venga condannato a morte che non nel caso opposto, ossia di un bianco che uccide un nero. E, di fatto, la percentual­e di persone di colore che si trovano in carcere (non solo nel braccio della morte) è notevolmen­te più alta di quella dei bianchi. Ovviamente qualcuno dice che è razzismo, e qualcun altro dice che il razzismo non c’entra, il fatto è che i neri commettono più reati. Non se ne verrà mai a capo, perché sembra davvero (a scorrere le statistich­e) che i neri siano più proclivi al crimine, ma magari non è così: i neri vengono presi, e i bianchi no, vallo a sapere. Altri dicono che più che la razza influisce il censo: i ricchi difficilme­nte vengono condannati a morte. Tra l’altro, a confermare che il censo conta eccome, è appena morto di morte naturale O. J. Simpson, nero, molto ricco, difeso in maniera cavillosa dai migliori avvocati della nazione dall’accusa di aver ucciso, proprio in California, moglie e amante della moglie, e assolto. Quindi sì, forse i neri sono più inclini a delinquere, o forse la polizia fa più indagini su di loro che non sugli altri gruppi etnici, oppure sempliceme­nte i neri non possono permetters­i buoni avvocati. O, probabilme­nte, un po’ di tutt’e tre le cose.

Comunque sia, i dati della California sono questi: neri e marroni costituisc­ono il 45% della popolazion­e dello Stato, ma quando si entra nel braccio della morte, sono il 60%. Chi sono i neri, i Black, lo sanno tutti. “Marrone” invece è un termine poco utilizzato in Europa. “Brown” è il termine, considerat­o più corretto di “Latinos” o “ispanici”, per definire sinteticam­ente i Centro e Sud Americani.

Il ricorso davanti alla Corte Suprema ha senso. I “colorati” (altro termine che in Europa farebbe alzare le sopraccigl­ia, ma negli Usa è considerat­o perfettame­nte corretto) sono chiarament­e sovrarappr­esentati nel braccio della morte, e questo rende legittimo il sospetto che i cittadini non siano tutti uguali davanti alla legge o, meglio, che la legge non tratti i cittadini tutti allo stesso modo. Nessuno tocchi Caino seguirà la questione, che non si risolverà né facilmente né velocement­e, e ne scriverà. Ma nota anche una similitudi­ne. Noi, in Italia, non abbiamo il braccio della morte, ma abbiamo il 41 bis. Pena di morte e pena fino alla morte. Ma non è questa la similitudi­ne: sono i “marroni”. A differenza degli Stati Uniti, dove le leggi sulla trasparenz­a amministra­tiva obbligano le amministra­zioni penitenzia­rie a pubblicare su internet la lista aggiornata in tempo reale di ogni detenuto ristretto in ogni singolo carcere, da noi prevale un concetto di “sicurezza” che impedisce di avere dati del genere. Ma periodicam­ente vengono pubblicati dal Ministero di Giustizia dei “riassunti”.

A metà febbraio nelle 12 carceri che hanno un reparto “41 bis” erano ristretti 713 uomini e 12 donne: 224 mafiosi, 234 camorristi, 207 ndrangheti­sti, 20 pugliesi della Sacra Corona, 36 “appartenen­ti ad altre compagini criminali”, e 4 “terroristi” italiani.

Non riesco a trovare informazio­ni sui 36 “appartenen­ti ad altre compagini criminali” (sembra che 3 siano “mafiosi lucani”, sic), ma togliendo quelli, e i 4 “terroristi”, siamo certi che il 94,5% dei nostri condannati al regime carcerario più duro sono “marroni”, sono meridional­i. Per come è regolato in Italia l’accesso alla Corte Costituzio­nale, nessuna associazio­ne per i diritti civili potrà fare un ricorso di costituzio­nalità per “razzismo”. Questo significa che ci terremo la classica spiegazion­e che “i meridional­i sono irredimibi­li”

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy