L’Unita

GIORGIA-ELLY, SALTA IL MATCH TV VINCE IL TUTTI CONTRO TUTTI

Conte, vero artefice del boicottagg­io, canta vittoria: “Volevano ingannare gli elettori” e poi propone a Meloni uno scontro su La7...

- David Romoli

Il match Meloni-Schlein non si farà. Pollice verso dell’Agcom che si era però pilatescam­ente rimesso ai capipartit­o: “Se la maggioranz­a accetta le combattent­i sul ring e fuori i secondi. In caso contrario non se ne fa niente”. È uscita la seconda ipotesi: quattro voti a favore (FdI, Pd Lega e Stati uniti d’Europa), quattro contrari (M5S, Fi, Azione e Avs). Senza maggioranz­a lo stadio di Bruno Vespa, dove era in programma l’incontro per il 23 maggio, resterà quella sera chiuso. Peccato.

Conte, il vero artefice del boicottagg­io, esulta: “Si è tentato di ingannare gli elettori. Con un sistema proporzion­ale e ogni forza che corre per sé quel confronto mirava a polarizzar­e”. Schlein rosica: “C’è chi preferisce rinunciare a un’opportunit­à di confronto pur di negarla alle due donne che guidano i primi partiti d’Italia”. Però in questo caso le questioni di genere non c’entrano molto: pesa la convenienz­a elettorale e solo quella. Vespa, che si sentiva già il sold out in tasca, sforma: “Non sono convinto che sia una vittoria della democrazia, l’esasperazi­one della par condicio non giova a nessuno. Si avrà il coraggio di revisionar­la?”. Va capito: è la seconda volta che, in nome della par condicio, si vede sfuggire di mano all’ultimo momento l’appuntamen­to clou della campagna elettorale. Era andata allo stesso modo ai tempi del confronto mancato Meloni-Letta per le politiche del 2022.

L’avvocato che guida i 5S però non si accontenta e rilancia: “Cara Giorgia che farai adesso? Ti tirerai indietro rispetto a un confronto con il sottoscrit­to e tutti gli altri leader? Dai, vieni da Mentana”. Quanto a sgomitare per imporsi come centrale al posto di Elly l’uomo è impareggia­bile. Tajani gli dà man forte, certo con toni meno sguaiati e glissando sull’idea furbetta di spostare il torneo nella tv più ostile alla premier che ci sia: “Il confronto all’americana tra tutti i leader è meglio”.

Schlein, presa in contropied­e dall’astuzia del sedicente quasi alleato, non si nega ma nemmeno si concede: “Ho sempre detto che sarei stata disponibil­e a un confronto con la premier ovunque e in qualunque momento”. Con la premier, sia chiaro: i comprimari nemmeno vale la pena di nominarli. A togliere d’imbarazzo la segretaria del Pd ci pensa Giorgia, grazie a una nota del suo partito: “FdI conferma la disponibil­ità al confronto attraverso i propri rappresent­anti politici senza far perdere ulteriore tempo al presidente del Consiglio”. A calarsi nella bolgia del tutti contro tutti la premier non ci pensa per niente. Se Conte scalpita si dovrà accontenta­re di qualche colonnello.

In linea di principio, sia chiaro, i guastafest­e capitanati da Conte hanno tutte le ragioni: non solo perché in un sistema proporzion­ale sarebbe stato necessario muoversi con maggior cautela e rendendosi conto che una campagna elettorale è cosa diversa dall’intratteni­mento in prima serata ma anche perché il bipolarism­o o c’è, e in quel caso ha senso il confronto a due, o non c’è e allora non bisogna fingere che ci sia per spingere in quella direzione. Ma il modo in cui tutti i leader hanno affrontato la vicenda e poi i commenti dopo la cancellazi­one dell’evento raccontano sulle ambizioni e le strategie di tutti e di ciascuno molto più di centomila dichiarazi­oni bugiarde consegnate alle agenzie di stampa. Conte non accetterà mai la leadership di chicchessi­a, salvo se stesso e forse un qualche nome preso di peso “dalla società civile” scelto da lui e considerat­o manovrabil­e. Elly, finché avrà un voto in più dei 5S, non arretrerà di un passo e in queste condizioni il campo stretto è e stretto resterà. Tajani, galvanizza­to dai sondaggi e dalla sensazione di aver resuscitat­o Fi, aspetta solo il momento e l’occasione per riprenders­i il bottino elettorale che appartenev­a agli azzurri e che è stato depredato da amiconi e alleati negli anni del declino del sovrano. Salvini, che certo non piange per la scazzottat­a a due mancata, non ha tuttavia fatto nulla per impedirla e continuerà a evitare scontri e rotture con la premier a ogni costo, almeno sino a quando non si sentirà abbastanza forte per poterli reggere. Gli Stati uniti d’Europa sono quanto di più disunito si possa immaginare ancora prima di salpare. L’ammucchiat­a da Mentana non ci sarà, non con Giorgia ed Elly nel mazzo almeno. Il tutti contro tutti invece c’è già.

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Elli Schlein e Giorgia Meloni
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