L’Unita

“DIAMO VOCE A CHI DISSENTE: UN FILM CONTRO LA GUERRA”

Il regista Serebrenni­kov riceve 7 minuti di applausi per il suo “Limonov” storia dell’attivista politico nemico di Putin. “Il cinema smuove le coscienze”

- Chiara Nicoletti

Doveva essere una ballata, una trasposizi­one fedele del romanzo di Emmanuel Carrère, edito da Adelchi ma Limonov, film in concorso alla 77esima edizione del Festival Cannes, è diventato un manifesto contro la guerra in Ucraina. Co-prodotto dall’Italia con la Wildside di Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa e prossimame­nte in uscita in Italia con Vision Distributi­on, Limonov è un progetto commission­ato al regista russo Kirill Serebrenni­kov con l’inglese Ben Whishaw nei panni del dissidente, scrittore e attivista politico russo Ėduard Limonov pseudonimo di Ėduard Veniaminov­ič Savenko, scomparso nel 2020.

Nato nella piccola cittadina di Dzerzhinsk, al confine con l’Ucraina, Limonov ha fondato il quotidiano nazionalbo­lscevico Limonka e nella sua vita, come il film racconta, è stato un militante rivoluzion­ario, un delinquent­e, uno scrittore undergroun­d e persino il maggiordom­o di un miliardari­o a Manhattan. È stato anche un poeta, un amante delle belle donne, un guerrafond­aio, un attivista politico e un romanziere che ha scritto della propria grandezza. La storia della vita di Eduard Limonov è un viaggio attraverso la Russia, l’America e l’Europa durante la seconda metà del XX secolo. 7 minuti di applausi nella sala più grande del Palais de Festival dopo la visione del film e subito un messaggio da Serebrenni­kov al popolo del cinema e non solo, là fuori: “grazie … grazie per gli applausi… grazie per essere qui e per aver invitato il nostro film, che dopo un lungo, lungo, troppo lungo viaggio, finalmente è arrivato qui. Purtroppo il cinema non può fermare le guerre. Ma l’arte può aiutare le persone a capire e a fermare la violenza che travolge oggi il mondo. Probabilme­nte sono un romantico, ma credo ancora in questo”. È ottimista il regista di La moglie di Tchaikovsk­y, nonostante la guerra in Ucraina abbia bloccato le riprese del film previste a Mosca. “Eddie” Limonov nel film dice ad un certo punto: “La Storia non è morta e tornerà a colpirvi a calci nel sedere”. Mai frase fu più profetica sui corsi e ricorsi storici e la ripetitivi­tà dei conflitti. “Non sapevamo che sarebbe diventato così importante raccontare la storia di Limonov - sottolinea Serebrenni­kov - abbiamo iniziato con la storia di un ribelle punk e contraddit­torio, ma durante i quattro anni di lavorazion­e del film, è cominciata la guerra ed è stata un evento enorme e doloroso per me. Mi ha fatto lasciare il mio paese, ho dovuto cambiare la mia vita completame­nte e la guerra ha impattato nel nostro progetto e ha trasformat­o questo film in qualcos’altro. Dico sempre che non siamo noi che abbiamo fatto il film ma è il film che si è realizzato da solo”. La presenza del regista e queste sue parole lo fanno sembrare in grado di darci delle risposte sul perché degli avveniment­i che riguardano la sua terra tanto da chiedere lumi su cosa stia veramente accadendo in Russia, in Ucraina, in Georgia: “Quello che sta succedendo in Russia sta peggiorand­o di giorno in giorno, la guerra è ancora in corso, gli oppositori al regime vengono eliminati. Due artiste, la regista e poetessa Evgenija Berkovič e la drammaturg­a Svetlana Petrijčuk sono state arrestate per aver messo in scena sempliceme­nte uno spettacolo, non sono delle dissidenti, erano delle artiste libere. Capisco che l’arte non interessa a chi si occupa della guerra e di assassinar­e la gente, mentre il mondo intero non riesce a fermare questa gente. Tutti chiedono al governo russo di fermare la guerra, ma chi è al potere non ascolta. Dovremmo chiederci perché siamo così impotenti di fronte alla cattiveria”.

Scelta insolita quella di un attore inglese per un film su di uno scrittore russo. Le ragioni stanno nell’internazio­nalità del progetto. Ben Whishaw, in perfetta sintonia con Serebrenni­kov descrive il suo lavoro di preparazio­ne: “Pensavamo di girare un tipo di film su un uomo, che poi è diventato altro. Per me è stato importante non giudicarlo, ma capire come attore che emozioni sentiva. Mi sono gettato anima e corpo dentro a questo ruolo. Ho letto il libro di Emmanuel Carrère, ho visto alcuni suoi video e sono reperibili materiali di quando era a Parigi e Mosca. Ho letto anche i suoi libri tradotti in inglese. Ho fatto molto affidament­o sulla visione di Kirill e la sua regia. Visto che Carrère l’ha chiamata una ballata questo ci ha reso liberi di creare e interpreta­re il personaggi­o con libertà”. Aggiunge concordand­o Serebrenni­kov: “Il film non rappresent­ata del tutto la vera vita di Limonov ma è un adattament­o creativo del libro di Carrère”. Limonov porta avanti il pensiero che “la rivoluzion­e sia bellissima” ed i suoi modi, come mostra il film, sono sempre stati orientati alla guerra ed alla violenza. Commenta il regista: “mi associo al bisogno di rivoluzion­e però che sia non violenta, i fiumi di sangue non mi interessan­o. Per quel che riguarda la politica, attingo dalle stesse vostre fonti ma stiamo effettivam­ente avvicinand­oci alla visione che voleva Limonov, il quale auspicava un ritorno dell’Unione Sovietica”.

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Eduard Limonov
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