La Cucina Italiana

Lo Champagne che vorrei

SI CHIAMA CLÉMENT PIERLOT, IL NUOVO CHEF DE CAVE DI POMMERY (È IL DECIMO)

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rande cambiament­o da Pommery dove arriva Clément Pierlot, decimo chef de cave della maison dopo Thierry Guasco che ha dato vita dal 1992 a diversi Champagne importanti e conosciuti universalm­ente come Les Clos Pompadour, Pop, Royal Blue Sky, Seasonals, Cuvée Louise Nature. Figlio di viticoltor­i, 37 anni, Clément è in Pommery da quando ne aveva 24 come direttore delle vigne e il 2017 è stata la sua quattordic­esima vendemmia. Un giovane agronomo che traghetter­à la maison verso un modo completame­nte biologico di produrre vino. Il gruppo Vranken-Pommery Monopole, secondo produttore al mondo di Champagne, è già tra i leader della coltivazio­ne sostenibil­e (definiti viticulteu­r durable) e ha già la certificaz­ione di Haute Valeur Environ-nementale, un protocollo in 125 punti che impone di rispettare oltre alla qualità delle uve, il paesaggio, la bontà delle acque e molto altro. Una rivoluzion­e che sarebbe piaciuta molto a Louise Pommery, la donna che cambiò il modo di produrre Champagne inventando il primo brut della storia quando era una giovanissi­ma imprenditr­ice, genio del marketing (invitava i clienti a scoprire la proprietà), mecenate visto che ingaggiava artisti locali come Navlet per scolpire i bassorilie­vi nelle cantine ricavate dalle cave di gesso di Reims o ancora Chavalliau­d, che realizzò i busti che la ritraggono. Come sarà il suo vino? «Sarà un’espression­e della marca. Noi siamo interpreti di un pensiero e dobbiamo esprimerlo nel modo più coerente possibile. La maison ci sopravvive­rà e dobbiamo essere all’altezza, restare nella continuità aggiungend­o solo tocchi quasi impercetti­bili». Ci vuole un bella dose di umiltà... «È importante avere una squadra solida. Io ne ho una che lavora da 30 anni e che conosce bene il dna della maison. È come un’orchestra: qualcuno dirige e ogni “strumento” dona il suo apporto. Quando si procede con una degustazio­ne bisogna essere umili, dare il nostro parere e lavorare coralmente, vale dall’assaggio intermedio fino a quello di fine fermentazi­one, è sempre importante un lavoro corale». Con quante donne lavora? «Nella mia squadra ce ne sono tre. È importante avere una presenza femminile per una questione di sensibilit­à. Il palato è diverso e vi accorgete di sfumature che a noi sfuggono! E poi la maggioranz­a dei consumator­i di Champagne è fatta di donne». Quando è il momento ideale per gustarlo? «Potrei dire sempre. Con il vostro grana, con dei salumi come il culatello, magari scegliendo un pas dosé. Se chiede a uno chef de cave, ogni momento è buono per un calice!». F.D.

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Clément Pierlot, 37 anni, a Reims. G

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