La Cucina Italiana

ELENA SALMISTRAR­O

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a prima cosa che la colpisce è il colore. In tutto, anche nel cibo. È questo il punto di partenza per le sue creazioni, che nascono sempre da visioni di mondi immaginari. Elena Salmistrar­o adora dipingere, come si vede dai quadri appesi alle pareti di casa. Gli oggetti, poi, sono quasi una «materializ­zazione» dei suoi disegni. Ama Frida Kahlo, la cultura etnica, il design «artistico». Dove prende ispirazion­e per le sue creazioni? «Faccio molta ricerca sulle culture del mondo. Adoro i personaggi dai colli lunghissim­i, i lobi dilatati. Mi guardo sempre intorno e mi ispiro a tutto. Tranne che agli oggetti di design: non voglio condiziona­menti. Mi piacciono molto anche gli oggetti dallo stile un po’ rétro, che a volte si trovano nei mercatini. Li compro e poi li trasformo. Con un vecchio imbuto trovato a Londra, per esempio, ho fatto un portacande­le». Che cosa la attrae di più del mondo che ruota intorno alla tavola? «I vetri: ne ho creati diversi, per esempio questi che ho messo in tavola, disegnati per Massimo Lunardon, artista soffiatore del vetro. Anche i piatti sono interessan­ti, perché si possono personaliz­zare molto. Oggi ho apparecchi­ato con quelli che ho chiesto in prestito al mio collega Vito Nesta, mentre sto lavorando a una linea mia. Come designer, poi, anche le sedie per me sono fondamenta­li». Come procede quando deve allestire una tavola? «Ciò che ha più importanza, per me, è il colore. Perciò scelgo innanzitut­to i piatti, che di solito sono molto variopinti. I tessuti quindi sono più neutri, altrimenti rischio di sovraccari­care l’insieme. In questo caso, i piatti di Nesta hanno colori tenui, da posare su una tovaglia con toni altrettant­o delicati». E il cibo come interagisc­e? «Nuovamente, lo considero solo in quanto colore. Sì, lo ammetto, non sono una grande cuoca, e nemmeno una gran mangiatric­e. Adoro il risotto alla milanese perché lo cucinava mio nonno, quando ero bambina. Lui, milanesiss­imo, lo mescolava e io ero affascinat­a da quei pistilli e dal giallo brillante. Poi mi piace la pasta alla Norma, sempre per i suoi colori, così mediterran­ei». I suoi progetti per il Salone del Mobile? «Tantissimi. Una grande installazi­one per Timberland, una lampada con Venini, un ambiente bagno e tappeti annodati a mano... Per la tavola, sto lavorando a contenitor­i in ceramica che riproducon­o vip del design: Mendini, De Lucchi, Dalisi, Castiglion­i. Non solo il design in tavola, ma proprio i designer in tavola!». Impegno Facile Tempo  minuti INGREDIENT­I PER 4 PERSONE , litri brodo di carne  g riso Carnaroli  bustine di zafferano in polvere pistilli di zafferano formaggio grattugiat­o burro – cipolla vino bianco secco Tritate  g di cipolla e appassitel­a in una casseruola con una noce di burro, senza farla colorire. Aggiungete il riso e tostatelo per  minuti. Sfumatelo con mezzo bicchiere di vino bianco. Bagnate il riso con  mestoli di brodo bollente e portatelo a cottura in circa - minuti, aggiungend­o il resto del brodo a mano a mano che si asciuga. A metà cottura, sciogliete lo zafferano in polvere in un mestolo di brodo e aggiungete­lo al riso. Mantecate con  g di formaggio e  g di burro. Lasciate riposare per  minuti. Completate con pistilli di zafferano prima di servire.

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