Belle maniere
Bambini al ristorante: intesa amichevole
Little horrors». La scritta campeggiava sui vetri di una sorta di scatola-kinderheim all’ingresso di Biba a Londra, dove i pargoli venivano parcheggiati mentre le mamme facevano un giro esplorativo nel negozio-culto della moda hippie anni Sessanta. Erano mamme trasgressive, quasi incidentali, tese verso nuove conquiste, che spiritosamente riconoscevano nei figli dei «piccoli orrori» urlanti.
«Amore» è invece l’appellativo con cui le mamme del secondo millennio apostrofano i propri bambini (attribuito imparzialmente anche al cane, al marito, al fidanzato, alla colf) e, concordano gli psicologi, esprime un’ossessione gelosa e protettiva. Lontana dallo sguardo obiettivo e formativo che un genitore dovrebbe possedere.
La faccenda diventa critica al ristorante, dove esplodono le reciproche intolleranze in un triangolo che ha per vertici i clienti (che vogliono mangiare in pace), il ristoratore (che non sa come destreggiarsi) e i genitori (innamorati del pargolo).
Diciamolo una volta per tutte: il problema non sono i bambini, sono il padre, la madre, le zie, le nonne, insomma le persone a cui fa capo la loro educazione. E qui si apre una voragine. Ma qualche consiglio ai naviganti c’è.
I GENITORI
Specificate SEMPRE all’atto della prenotazione se avete bambini e di che età. Questo permette al ristoratore intelligente di prevedere il tavolo più adatto. Lontano dalla coppia innamorata, in un angolo comodo per i passeggini o vicino a un po’ di verde dove evadere.
Prima di uscire fate fare al bambino un pre-pranzo sostanzioso. Così non arriverà affamato e sarà poi libero di mangiare quello che vuole (di solito patatine e dolce).
Abbreviate i tempi morti esaminando il menu e ordinando PRIMA di sedervi a tavola TUTTE le portate. Nel frattempo fate due passi e ripresentatevi quando è pronto (il che corrisponde a sorseggiare un aperitivo al bar intanto che l’ordinazione procede).
Se l’età è giusta promettete di premiare il buon comportamento con una mancetta.
Ebbene, sì. L’iPad aiuta. È addirittura indispensabile se i genitori intendono affrontare un menu degustazione. Comunque, dato che ormai ce ne sono di varie taglie, scegliete la più ragionevole (basta un’ora e mezza per quattro piatti di livello eccelso).
Fateli sentire grandi incoraggiando la scelta dalla carta degli adulti. All’Evian Royal Ermitage la Baby Carte comprende anche un Bellini per bambini.
I RISTORATORI
Una ricerca condotta nel 2005 tra i membri dei Relais & Châteaux concludeva «per le star della cucina, i bambini meglio lasciarli a casa». Oggi invece i programmi per farli sentire a proprio agio abbondano.
Slurp kids è un programma per formare all’interno del personale del ristorante stesso una sorta di maître dei bambini, che li accoglie, li coinvolge, li fa sentire importanti (slurpkids.com). Tra le idee più creative il percorso in cui, mentre i genitori sono impegnati in una degustazione, i piccoli, bendati, giocano a riconoscere una serie di profumi legati al vino (vaniglia, fragole, melone…). Pare che siano bravissimi.
L’Epam, Confcommercio Milano, ha inaugurato il progetto Child Friendly (assonidi.it) che riunisce una rete di ristoranti milanesi dove i bambini sono benvenuti e trovano idee che li divertono.
Il linguaggio aiuta. Dinner, il ristorante di Heston Blumenthal a Londra, sul sito delle prenotazioni scrive: «Siamo felici di accogliere i nostri clienti dai quattro anni in su». Furbo, perché i bambini di oggi sono i clienti di domani.