A cena con Leonardo
Per celebrare il cinquecentenario vinciano, vi invitiamo ad assaggiare i piatti che il maestro condivideva ogni giorno con i suoi allievi. Rinfrescando il palato con un’acqua profumatissima
Forse non tutti sanno che a Leonardo piaceva mettere ogni cosa per iscritto: ci ha lasciato migliaia di pagine fitte di appunti, disegni, idee, progetti, annotazioni di vita quotidiana. Così sono arrivate fino a noi anche delle liste della spesa, di suo pugno o scarabocchiate dagli apprendisti, che ci permettono di sapere che cosa si mangiava ogni giorno alla sua tavola.
Sembra proprio di vedere i giovani assistenti tornare dal mercato con le sporte piene di farina, uova, tanta insalata, funghi, carne, pesce (con una predilezione per la diffusissima anguilla che compare anche nel Cenacolo), selvaggina e frutta. Così non abbiamo resistito: dopo aver scelto alcune delle materie prime più ricorrenti nelle liste di Leonardo, rifacendoci al ricettario di Maestro Martino (il cuoco di corte del duca Francesco Sforza che col suo De arte coquinaria ha segnato nel XV secolo il passaggio dalla cucina medievale a quella rinascimentale), abbiamo cucinato come avrebbero fatto a casa da Vinci.
Questo è un invito a cena speciale dal più grande genio del Rinascimento: possiamo sederci al suo desco quotidiano insieme agli allievi ai quali, tra un boccone e l’altro, il maestro mostrava volentieri come tratteggiare un volto o rifinire un dettaglio.
Leonardo ha scritto anche la ricetta di una bevanda speciale alle rose, ma pasteggiando non disdegnava il buon vino: a Milano lo produceva nella vigna che Ludovico il Moro gli aveva donato in segno di stima: a detta degli studiosi era Malvasia di Candia.