Chiamatela colazione (rinforzata)
Un inizio che fa contenti tutti, mescolando il dolce e il salato, la tradizione alpina e i gusti vegetariani. Magari davanti a un caminetto acceso...
Ha qualcosa di scanzonato e insieme fastoso e conviviale il pranzo del primo dell’anno. Assomiglia alla quiete (gastronomica) dopo la tempesta delle celebrazioni coi parenti, delle cene e degli appuntamenti natalizi. C’è relax, c’è voglia di condivisione (e di grandi vassoi da cui tutti possono attingere), senza l’urgenza dei momenti istituzionali. Anche per questo il modo ideale per festeggiare post cenone è il brunch, fastoso, sì, ma senza impegno.
Noi abbiamo optato per una proposta tradizionale valdostana, con qualche «licenza poetica» di cucina francese, e per una soluzione vegetariana, altrettanto intrigante. Si va dalle frittelle di mele, ma salate, da servire con i salumi della zona (dalla mocetta, la carne secca valdostana, allo Jambon de Bosses Dop), al pan brioche, fino alle castagne caramellate. Tutto preparato e imbandito da un accogliente hotel di charme: l’Auberge de La Maison, a Entrèves, suggestiva frazione di Courmayeur. ➝
Qui il brunch è un po’ una religione (ma anche il menu ˆ la carte non scherza: da provare di sicuro il risotto mantecato al Lard d’Arnad Dop). L’albergo ha un ristorante, L’Aubergine, con grandi vetrate aperte su un parco con orto. A colpire però è la vista solenne sul Monte Bianco e sui suoi 4.810 metri. Viene citato perfino in un dessert dell’Aubergine: un monumentale gelato alla vaniglia e miele, mantecato al tavolo con crema di cioccolato, a mimare l’augusta vetta in questione.
Gestisce la struttura, con passione, la famiglia Garin. Ovunque ci sono caminetti accesi, e spicca una curiosità: un autentico chalet ottocentesco, ricostruito pezzo per pezzo nella hall dell’albergo; è un angolino avvolgente e caldo dove vengono serviti tè e merende. In menu al ristorante, invece, tanta selvaggina, pesce d’acqua dolce, tra cui la trota affumicata, e un dessert preso dal ricettario di famiglia, a base di castagne e panna di malga montata al momento.
A proposito di menu, su richiesta, è possibile ammirarne una collezione completa: sono quelli dei più importanti luoghi alpini di «villeggiatura», come si diceva una volta, dell’Ottocento, «tempi in cui il turismo era davvero regale», conferma Alessandra Garin. Tra i piatti d’antan il Consommé à l’Imperiale, da assaporare non solo con la mente: dall’Epifania in poi, l’albergo propone anche una speciale degustazione di ricette storiche. D’altronde, la tradizione di un’accoglienza di alto livello continua anche oggi: tra gli ospiti di casa ci sono anche i reali del Belgio.