La ricetta dell’hummus varia di famiglia in famiglia. Tutti però lo servono allo stesso modo: tiepido, con il pane arabo croccante
un caffè nel suo orto privato (con tanto di ulivo secolare e fontana che zampilla tra erbe aromatiche e papiri), c’è il sorridente e serafico David Dides, cuoco-sultano nonché executive chef dell’hotel. Alla Val’s Brasserie, insieme all’Arabesque uno dei ristoranti dell’hotel, lasciano il segno per tipicità e squisitezza le sue polpette di agnello arrostite con verdure brasate, fiori e salsa allo yogurt e la tartare di trota, grano spezzato e carciofo alla Giudea. Per un momento di contemplazione a bordo piscina c’è anche il Cellar bar con cocktail e spuntini veloci e, dalle 3 alle 6 del pomeriggio un sontuoso tè all’inglese. Colazione à la carte e pranzo al museo Dà la sensazione di casa (effettivamente un tempo lo era) il piccolo hotel di charme con 24 camere e suites Villa Brown. A 15 minuti a piedi dalla Porta di Giaffa, dall’elegante King David Street e dal caratteristico quartiere ultra ortodosso Mea Shearim. Risalente alla fine dell’Ottocento, era la dimora di un medico, D’Arbella, che con la moglie Malvina era solito organizzare ricevimenti per ospiti illustri e diplomatici residenti in città. La villa è stata restaurata mescolando stile ottomano e design contemporaneo. A seconda dell’ora, potete optare tra un cocktail o una degustazione di vini nella cave sotterranea, tra volte a botte e una selezione di etichette di piccole cantine locali, e l’opulenta colazione à la carte, che da sola varrebbe il soggiorno. Servita rigorosamente al tavolo, prevede tre versioni tipiche israeliane e una occidentale con un eccellente muesli con frutta essiccata e melagrana fresca. Imperdibile la shakshuka, pietanza introdotta dagli ebrei tunisini in Israele a base di uova, cipolla, aglio, pomodori e peperoni, che il cuoco Ichai Souffan (alle spalle un’esperienza internazionale) ingentilisce al punto che oso ordinarla alle 8 del mattino, senza colpo ferire, compreso un ottimo hummus servito, come da tradizione tiepido, con un trito di menta e prezzemolo.
Offre una visuale spettacolare sulle due città – quella vecchia, racchiusa da mura difensive e sorta su quattro colline, e i nuovi quartieri in grande espansione – il Modern Restaurant. Situato all’interno del Museo di Israele, vicinissimo al Parlamento (molti politici passano di qui per uno spuntino), offre menu tematici sulle varie mostre in corso con il meglio dei prodotti locali, dal miele di Tiberiade alle erbe aromatiche di Tzfat. Ottimi anche i piatti vegani come l’insalata di cuscus, lenticchie e crema di piselli ma anche la frena, una sorta di pizza bianca cotta nel forno a legna. Vicino, si scorge il suggestivo Shrine of
the Book, ovvero il Santuario del