Tortellini e Lambrusco è l’abbinamento simbolo della gastronomia modenese (e il preferito di Luciano Pavarotti). Da provare anche in chiave contemporanea
Charmat, passando dalla rifermentazione in bottiglia a quella più veloce ed economica in autoclave. Negli anni Settanta il Lambrusco raggiunse un successo planetario (legato ai grandi volumi, un po’ meno alla qualità). Nel 1980 Chiarli decise di rilanciarne l’immagine e presentò il Vecchia Modena, una novità nel panorama del Lambrusco, che si distingueva per il fatto di essere un Sorbara in purezza, e per la sua etichetta, fedele riproduzione di quella storica premiata a Parigi nel 1900. Il prezzo era il più alto del mercato e ancora oggi questo vino rappresenta un’eccellenza premiata anche dalla celebre guida di James Suckling tra i 100 migliori vini del mondo sotto i 30 dollari. Nonostante i grandi numeri, Chiarli è ancora un’azienda familiare, un’eccezione nelle terre tra Modena e Reggio Emilia, dove il 95% delle uve lambrusco convergono verso le cantine sociali, vero presidio della trasformazione di quegli 11.000 ettari di vigneti che annoverano tutte le varietà e le denominazioni. La realtà più importante, che oggi raggruppa ben 1500 viticoltori tra Reggio, Modena e Bologna per un totale di 4300 ettari di vigneto, è quella di Cantine Riunite. Nata nel 1950 come un consorzio di alcune piccole cantine del territorio reggiano che volevano fare un passo in avanti nella produzione e nella commercializzazione, si è consolidata nel 2008 fondendosi con le sei cooperative Civ di Modena e arrivando alle attuali otto cantine nelle due province di Reggio Emilia e di Modena. Riunite è