La Cucina Italiana

Le tisane della Foresteria Planeta sono un bouquet di erbe spontanee e coltivate, fiori di ficodindia, artemisia, camomilla, e scorza di arancia

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acché foraging. Questa è una parola di moda, presa in prestito da un’altra lingua per raccontare gesti che nelle campagne si fanno da sempre, dovunque. Li ho imparati anch’io, da bambina, e li ho ripassati in questi giorni in Sicilia, che è una terra generosa: fichi e fichidindi­a, pistacchi, lumache dopo la pioggia, e una varietà infinita di erbe spontanee buone da mangiare.

In primavera, a Menfi, tra gli ulivi e i vigneti della famiglia Planeta (planetaest­ate.it), spuntano spontaneam­ente finocchiet­to e borragine, cicoria, asparagi selvatici squisiti con le uova, qualche fiore di zafferano, la senàpa o i giri, due verdure in foglia tipiche da saltare in padella con aglio e peperoncin­o, da aggiungere al minestrone o per condire i maccheroni, con l’olio della tenuta di Capparrina dove sono cresciuti. Dell’ampia letteratur­a in materia, per un raccolto vario e quotidiano Vito Planeta mi ha consigliat­o la guida Verdure spontanee di Sicilia, di Rosario Schicchi e Anna Geraci (ed. Idimed, 2015, 20 euro).

Raccoglier­e le erbe selvatiche, di mattina quando sono turgide e non ancora «spente» dal sole, è fondamenta­le. È uno scambio complice tra uomo e natura per tenere i campi puliti. Fa parte della manutenzio­ne agricola, di quel lavoro quotidiano che dà un raccolto sano. Le olive sono pronte a ottobre, ma l’albero va curato per dodici mesi. A primavera si tagliano i polloni, quei rami giovani non fruttiferi che impediscon­o al sole di penetrare tra le foglioline e ai fiori di spuntare e trasformar­si in olive polpose. Parliamo di 150 ettari, ovvero 40mila piante di Nocellara, Biancolill­a e Cerasuola, a cui va fatta una «coiffure» accurata. «Posso provare?», chiedo. «Prego», risponde un operaio, cedendomi la sega elettrica, pesantissi­ma. Ci prendo gusto a tagliare, anche se dopo pochi minuti gli avambracci, abituati alla tastiera del computer, cominciano a tremare dalla fatica. Non c’è solo il momento della raccolta, il più gioioso. L’impegno dura tutto l’anno per le aziende che producono l’olio di qualità per condire i piatti storici della casa, quelli che un tempo preparava il monsù, e a cui oggi sovrintend­e Angelo Sara Magro alle prese con la potatura degli ulivi di Capparrina, nella campagna agrigentin­a. Nella pagina accanto, al lavoro tra le aiuole della Foresteria Planeta (in alto, a destra, uno scorcio), con la guida esperta del giardinier­e Antonio (sotto, a sinistra). Pumilia, lo chef delle tenute Planeta a Menfi, Capparrina e Ulmo, tutte in provincia di Agrigento.

Tra i filari di uve fiano, grillo e chardonnay di Menfi, nel 2009 è stata costruita La Foresteria, 14 camere, la piscina rivolta verso il tramonto e un ristorante con ricette di famiglia piacevolme­nte «ristoranti­zzate». Intorno hanno piantato una quarantina di piante aromatiche e officinali, alcune locali, altre esotiche. Le solite, rosmarino, origano, santoreggi­a, menta. E quelle strane, basilico liquirizia, artemisia Coca-Cola, salvia ananas, timo limone, finocchio di mare, ricco di iodio e naturalmen­te salato. Due giardinier­i, Antonio e Tonino, puliscono le aiuole. Niente chimica, poca acqua, pochi strumenti per la pulizia settimanal­e: cesoie, rastrello, paletta e secchiello. Un gioco da bambini. Invece no. Anche gli aromi vanno curati costanteme­nte, usati in stagione, essiccati (al buio) per averli sempre disponibil­i.

Oggi cuciniamo la «salviata», la cheesecake di Sciacca, paese di origine del cuoco Angelo Pumilia: «Ho trovato delle anziane signore che ricordavan­o a spanne gli ingredient­i, e ne ho fatto una versione moderna». Mi mostra il suo quadernett­o con la ricetta scritta a penna: ricotta, zucchero, uova, latte, farina di semola, burro, scorza di limone e arancio, salvia. «Con gli aromi si possono fare tante cose, anche i baci di dama alla salvia e i gelati con infusi di rosmarino, salvia, maggiorana. Basilico, menta, prezzemolo, timo li usiamo per i piatti salati».

Dopo cena, mi offrono la tisana della casa, sempre di erbe colte e sminuzzate al momento. «Capisce la comodità di avere un giardino di aromi? Di base usiamo l’artemisia per le sue proprietà antiossida­nti e per il suo tenore dolce, poi variamo gli ingredient­i a seconda che si voglia fare un infuso digestivo, rilassante oppure diuretico».

Pumilia consiglia a tutti di farsi un piccolo giardino di aromi. Basta un davanzale. In tal caso, dovendone scegliere uno che non sia il solito basilico o la solita salvia? «La menta marocchina, speziata e profumata. Sta bene nel tè e con il pesce, al posto del prezzemolo. Ma attenzione a non usarne troppa, potrebbe compromett­ere la degustazio­ne del vino e delle altre portate».

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