Andar per erbe
In mezzo al prato
Alle spalle la catena subappenninica dei Monti Pisani dominata dal Monte Serra (917 m), di fronte il Mar Tirreno. Siamo a Montemagno, una piccola frazione di Calci (PI), circondata da prati, uliveti e boschi, purtroppo ancora in grande parte lesi dall’incendio che a settembre dell’anno scorso ha raggiunto il borgo distruggendo 1400 ettari di vegetazione e danneggiando alcune case. La natura però non si ferma e, con l’inesorabile costanza delle specie pioniere, ha ricominciato a colonizzare laddove fino a poco tempo fa era tutto bruciato.
La quiete, interrotta solo dal rumore dei miei passi e da poche folate di vento, ha qualcosa di magico e non è difficile capire perché si possa scegliere di vivere qui. Mi avventuro fuori dal sentiero e mi trovo a fare un tuffo nel passato. Ripenso alle
gite che facevo (e faccio ancora oggi) con mio papà Paolo. È lui che mi ha insegnato a osservare, a distinguere e ad assaggiare le specie vegetali. Non me lo ricordo che mangia un’insalata «solo verde»: ha da sempre qualcosa da aggiungere, un petalo, una foglia, un germoglio o un seme.
La raccolta, alla portata di tutti, richiede in realtà studio, grande preparazione ed esperienza sul campo e non va presa in nessun modo alla leggera. Le specie sono tantissime, a volte si assomigliano, e piuttosto che rischiare un mal di pancia è meglio lasciarle nel prato e godersi solamente la passeggiata. La cosa migliore è avere qualcuno, conoscitore della vegetazione spontanea e del luogo, che ci guidi passo passo in questa esperienza. Perché raccogliere è gratificante quanto non farlo. Per evitare brutte sorprese, certo, ma anche per rispettare i ritmi preziosi e inviolabili della natura.