Luca Parmitano
A sei anni dal precedente volo spaziale e 50 anni dopo l’allunaggio, l’astronauta siciliano dell’ESA il 20 luglio partirà di nuovo. Lo aspettano più di sei mesi di vita nella stazione spaziale internazionale in assenza di peso, con coinquilini di vari Paesi. Per un periodo sarà comandante della stazione e, da buon leader, pensa al cibo come mezzo per creare coesione nel gruppo. Cosa si mangia in missione? Non pilloline, anzi. L’aspetto «comfort» del cibo è importante per noi che stiamo così lontani da casa, perché dà un supporto psicologico. Sono alimenti cucinati sottovuoto pronti per essere rigenerati. Scegliete voi cosa portare? Buona parte dell’alimentazione è decisa dall’ente spaziale americano e da quello russo, ma noi possiamo giocarci il cosiddetto «bonus food», che è il 10%. Così ho fatto preparare a un’azienda italiana delle ricette della tradizione, per me e per i colleghi. Quali piatti? Lasagne, parmigiana e tiramisù. In particolare ci tengo alla parmigiana, perché le melanzane mi parlano di casa. Non la caponata? Nel precedente viaggio c’era, ma questa volta ho preferito chiedere poca varietà ma quantità più consistenti, in modo da condividere i nostri piatti bandiera con gli astronauti che saranno con me in orbita. E saranno molti, perché in sei mesi si avvicenderanno tre gruppi. Qualcosa di vietato? I cibi croccanti, che fanno briciole, perché potrebbero intasare i filtri dell’aria. Sta facendo una dieta particolare in vista del viaggio? Siamo sempre in addestramento. Da tre anni seguo la dieta chetogenica: niente carboidrati, in favore di alimenti proteici, verdura e frutta secca. E se andasse sulla Luna, cosa vorrebbe portare? Mia mamma che cucina.