LO VOGLIO IN COPPA
In Italia cuochi e gelatieri riscoprono i sontuosi bicchieroni degli anni Settanta. Mentre nel resto del mondo spopola il gelato soft (sì, quello che scendeva muovendo una leva e che ci piaceva tanto da bambini)
Con il cucchiaino
Fra classifiche di gelaterie artigianali e cornetti vegani, il gelato non è più quello di una volta. Ancora per poco però. Dopo aver puntato tutto su materie prime e gusti gourmet, grandi cuochi e gelatieri (non gelatai!) riscoprono la coppa gelato. In provincia non è mai sparita del tutto, ma in città non la si vedeva dagli anni Settanta e la dittatura del gelato da passeggio sembrava averla vinta per sempre. Invece non è più così. Prima che la democratizzazione del freddo rendesse il gelato un piacere a buon mercato, era cosa da ricchi: «Il gelato esce dalle corti nobiliari solo nell’Ottocento, a Parigi, per essere servito nei caffè, al tavolo, in coppa gelata di vetro o metallo e con il cucchiaino apposito (quello a paletta)», spiega Luciana Polliotti, giornalista e storica del gelato. Ed è proprio così che torna in auge oggi.
GELATI E STELLE Coppe firmate si trovano da Max Alajmo al GranCaffè Quadri di Venezia, dai cuochi Pisani e Negrini da Vòce Aimo e Nadia a Milano, da Lorenzo Cogo al Caffè Garibaldi a Vicenza. Classiche alla Pasticceria Marisa di San Giorgio delle Pertiche (PD), con le ricette del maestro Lucca Cantarin.