La Cucina Italiana

Editoriale

- Maddalena Fossati Dondero mfossati@lacucinait­aliana.it instagram.com/maddalena_fossati

Poco prima della pandemia, avevo iscritto mio figlio Leonardo a calcio. Non che in famiglia siamo particolar­mente appassiona­ti o tifosi (a parte mio padre che era fissato con il Genoa), ma ci piaceva l’idea di fargli conoscere fin da piccolo lo spirito della squadra. Sono andata spesso alle sue partite, sono ancora indecisa se potrebbe essere un buon centrocamp­ista oppure un difensore, ma mi è piaciuto vedere come cresceva la dinamica del gruppo tra i bambini. All’inizio diffidenti, poi lentamente il disgelo fino agli abbracci e alla gioia a ogni vittoria, e la solidariet­à a ogni sconfitta. In questo numero di La Cucina Italiana abbiamo chiesto a dei produttori di vino di indicare una o un collega che facesse del vino buono, un’etichetta che loro ammirano, abbiamo chiesto a due aziende di cioccolato concorrent­i (Amedei e Domori) di condivider­e la stessa tavoletta, e a dei cuochi stellati di cucinare insieme e di scrivere lettere ai giovani. Piccoli ma consistent­i sforzi per creare uno spirito di squadra, anche se nel linguaggio tecnico si dice sistema. Squadra. La stessa che ci porterà all’Unesco a candidare la nostra cucina come patrimonio immaterial­e, perché lo è; la stessa squadra, seppur in versione ridotta (vista la situazione), che si chiama famiglia e che si metterà a tavola per il pranzo pasquale (a tal proposito, da provare con urgenza l’agnello alla camomilla di Giovanni e le millefogli­e di Joëlle). Il gruppo è tutto, per sanare le difficoltà, per raggiunger­e gli obiettivi, per godersi il cammino nel mentre. Sediamoci intorno al desco insieme, per stare bene e assaporare la felicità a ogni boccone.

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