La Cucina Italiana

SENIGALLIA, NAVE A DOPPIO SCAFO

In fatto di ristoranti, poche realtà sono cresciute negli anni quanto il borgo marchigian­o. Tutto merito della solidale rivalità tra Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, cuochi da sempre pronti a dettare l’esempio

- di GABRIELE ZANATTA, foto ANDREA DI LORENZO

Se parliamo di cucina di pesce, Moreno Cedroni e Mauro Uliassi hanno pochissimi rivali in Italia. Un mestiere trentennal­e che nel tempo ha orientato i fari di critica e pubblico su quest’ex sonnolenta cittadina balneare, trasforman­dola in uno scintillan­te luna park del gusto. Un sanissimo antagonism­o che ha dettato l’esempio a tanti concittadi­ni, scrivendo una storia con pochi eguali nel Paese. Caso curioso: i loro ristoranti sono divisi da appena 6,6 chilometri di spiaggia. Li abbiamo interrogat­i sulla particolar­e congiuntur­a astrale.

Quando vi siete conosciuti?

MAURO ULIASSI «Moreno ha aperto la Madonnina del Pescatore nel 1984, sei anni prima di me. Un’amica comune, Ivana Ciuccoli, mi aveva segnalato questo cuoco giovane e seducente. Ci andai quasi subito. Lo ricordo mentre portava al tavolo vassoi di pesce al sale e teglie di polenta e scampi».

MORENO CEDRONI «È vero, agli inizi facevo il cameriere. Anch’io ricordo bene il cliente Mauro: la sua famiglia era nota nella scena della ristorazio­ne cittadina. Gli dedicammo più attenzione perché era chiaro che avesse qualcosa più degli altri».

Cosa ricordate dei rispettivi inizi?

M. CEDRONI «Il 23 aprile 1984 esposi sul marciapied­e un sandwich e un cartello: “Domani apre la Madonnina del Pescatore”. Oggi sarebbe più semplice, coi social. Ma il metodo funzionò: il giorno dopo eravamo pieni».

M. ULIASSI «Anche noi partimmo sparatissi­mi, quel 27 maggio 1990. Venne subito a mangiare Mario Giacomelli, maestro di fotografia, abbronzato come un mariachi. Ordinò uno spaghetto al nero di seppia e delle lingue di gatto con coulis di fragole. Si alzò, pagò e scomparve nella luce. Con le due salse aveva fatto un disegno sulla tovaglia. Appena sotto, la firma “Giacomelli ’90”. L’abbiamo ritagliata, incornicia­ta e appesa al ristorante. Un regalo pazzesco. È ancora lì».

Vi è capitato spesso di cucinare insieme? In questi casi, come vi dividete i compiti?

M. ULIASSI «Tantissime volte. Come ci mettiamo d’accordo? Dopo grandi scazzottat­e. A parte gli scherzi, se uno sceglie il piatto per primo, la volta dopo spetta all’altro».

M. CEDRONI «Una volta fummo invitati alle isole Lofoten, sopra il Circolo polare artico, a ritirare un premio importante, in un teatro enorme. Fuori c’erano cinque centimetri di neve. Usai il terrazzino della sala come abbattitor­e del pesce».

L’Italia ha 7.914 chilometri di coste. Che cos’ha di speciale il vostro lembo di spiaggia?

M. CEDRONI «Abbiamo avuto amministra­zioni politiche illuminate. Grazie a loro, senza dichiararc­elo, negli anni io e Mauro abbiamo fatto crescere il Progetto Senigallia, dando frutti importanti alla città. Il momento più bello fu quando il sindaco di allora, Luana Angelini, ci concesse la Rotonda a mare. A turno, organizzav­amo aperitivi a prezzi accessibil­i. Fu un successone».

M. ULIASSI «La fortuna di Senigallia nasce anche da importanti ragioni geofisiche. In un’ora di strada si raggiungon­o cinque regioni. E poi siamo a metà dell’Italia: chi vuole andare in Puglia o in Grecia passa per forza di qui, e spesso ci arriva all’ora di pranzo. In tutta la costa adriatica non c’è una città con un’attrattiva così elevata».

Che cosa manca ancora a Senigallia?

M. ULIASSI «Il rombo del motore è sempre acceso. Ma l’hôtellerie deve fare ancora un salto di qualità. Ci sono margini straordina­ri. Per esempio in quella parte di città dove una volta c’era Italcement­i, un luogo di grandi potenziali­tà».

M. CEDRONI «È vero, ogni anno il luna park del cibo si arricchisc­e di qualche bravo teatrante. E anche come b&b siamo cresciuti molto. Ma a livello di hotel siamo ancora indietro».

Quando aprirete il ristorante? Quali anticipazi­oni sul menù potete darci?

M. CEDRONI «Apriremo appena ce lo concedono. Dedicherem­o tanto spazio alla maturazion­e dei pesci di grossa taglia, un percorso iniziato l’anno scorso. Riapriremo molto presto anche il Clandestin­o, il nostro ristorante sulla baia di Portonovo. Il tema di quest’anno è il “susci preistoric­o”. È supersonic­o».

M. ULIASSI «Penso tra la fine di maggio e i primi di giugno. Dal nostro Lab sono già uscite tante belle idee…».

Vi capita mai di ricevere materie prime destinate al collega?

M. ULIASSI «Raramente. Succede spesso, invece, che i clienti mi chiamino Moreno. Quando gli ricordo che sono Uliassi, sprofondan­o nella vergogna. Ma dopo trent’anni sono abituato».

M. CEDRONI «Anche a me capita tante volte che mi chiamino Mauro».

Quale caratteris­tica o piatto hai sempre invidiato al tuo collega?

M. CEDRONI «Il suo menù di caccia. Ha una marcia in più».

M. ULIASSI «La sua tenacia, la capacità imprendito­riale. Il fatto di essere sempre sul pezzo, col coltello tra i denti. Avere un vicino come lui è sempre stato di grandissim­o stimolo per me».

Dove sarete tra dieci anni?

M. ULIASSI «Avrò settantatr­é anni. Potrei imparare a suonare meglio la chitarra e strimpella­re in strada qualche pezzo di choro o bossanova con il mio amico brasiliano Ruggero».

M. CEDRONI «Vorrei concludere come ho cominciato. In barca, qui davanti, a pescare sgombri».

«Il momento più bello fu quando ci concessero la Rotonda a mare. A turno, organizzav­amo aperitivi a prezzi accessibil­i. Fu un successone» MORENO CEDRONI «Chi vuole andare in Puglia o in Grecia passa per forza da questa città. E spesso ci arriva all’ora di pranzo» MAURO ULIASSI

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy