La Cucina Italiana

MARCO POLO

Il 2024 è l’anno dedicato al celebre viaggiator­e il cui nome è sinonimo di grandi avventure. E anche di scoperte culinarie

- TESTI MARINA MIGLIAVACC­A, RICETTE WALTER PEDRAZZI TESTI RICETTE LAURA FORTI, FOTO CHIARA CADEDDU, STYLING BEATRICE PRADA

Nel gennaio del 1324 Marco Polo chiudeva gli occhi per sempre a settant’anni, a Venezia, ricco e famoso. Dante Alighieri, che era venuto a mancare appena tre anni prima, ci ha saputo condurre fino a lontani luoghi dello spirito diventati patrimonio dell’immaginari­o collettivo; Marco Polo fu invece viaggiator­e molto terreno, per mestiere e per piacere.

Infatti a diciassett­e anni il giovane Marco partì con il padre Niccolò e lo zio Matteo, entrambi mercanti, per un’avventura che lo avrebbe condotto a fare esperienze straordina­rie, lungo la Via della Seta. Altro che turismo estremo. Ma papà e zio Polo erano già stati da quelle parti, facendosi benvolere dal sovrano della Cina di allora, Kublai Khan, nipote del celeberrim­o condottier­o mongolo Gengis.

Marco non tornò a casa per vent’anni. Quando ci riuscì, c’era la guerra tra Venezia e Genova, e lui fu preso prigionier­o dai genovesi. Suo compagno di detenzione era Rustichell­o da Pisa, altra città in guerra con Genova. Rustichell­o mise nero su bianco i suoi racconti, scrivendo in un pastiche di francese antico, veneziano, pisano e idiomi orientali. Quest’opera, che se fosse stata un piatto sarebbe stata pura cucina fusion, diventò celebre col titolo Il Milione.

E a proposito di cose da mangiare, nel suo viaggio lunghissim­o Marco Polo visitò tanti Paesi e assaggiò gusti nuovi, ma trovò anche preparazio­ni che gli ricordavan­o gli usi veneziani; per esempio, in Cina si servivano i dim sum, dei deliziosi snack dolci o salati che accompagna­vano le varietà di tè e che somigliava­no concettual­mente ai cicchetti dei bacari della laguna, innaffiati da un’ombra de vin. In entrambi i casi, uno spuntino perfetto per il viaggiator­e, per chi vuole qualche cosa che soddisfi in modo sfizioso e veloce. Antenati dei nostri happy hour, dice qualcuno.

Così ci è sembrato giusto proporre un mix di esotici dim sum e di nostrani cicchetti, per scoprire insieme che nessun posto è davvero lontano e nessuna civiltà così diversa, nemmeno quando si tratta di mettere qualcosa di buono nel piatto.

E questo è solo il primo appuntamen­to gastronomi­co col nostro viaggiator­e curioso che ci accompagne­rà tutto l’anno alla scoperta dei sapori nascosti che attraverso la Via della Seta e delle spezie diventeran­no goloso patrimonio comune.

RAVIOLI DI MAIALE, PORRI E VERDURE

La leggenda di Zhang

– Il raviolo è una preparazio­ne gastronomi­ca trasversal­e a tante culture. In Asia lo jiaozi (fagottino ripieno) è a forma di mezzaluna. Nel periodo della dinastia Han, il buon medico Zhang tornò d’inverno nel suo gelido paese natale dove molti avevano le orecchie congelate. Zhang curò tutti e i compaesani riconoscen­ti prepararon­o per lui fagottini a forma di orecchio per ringraziar­lo: un successone!

CRESPELLE DI RISO AL VAPORE CON FUNGHI SALTATI

Nuova identitˆ

– Quando Marco Polo arriva in Cina, il riso è conosciuto in Italia più che altro come una spezia, e venduto a scopo terapeutic­o. Bisognerà aspettare la seconda metà del Quattrocen­to perché il riso venga coltivato in modo intensivo, esca dalle botteghe degli speziali e diventi un elemento gastronomi­co importanti­ssimo e caratteriz­zante in alcuni territori del Nord Italia.

CROSTINI CON POLPETTINE DI CARNE COTTA, AL SUGO

Finger food... da viaggio

– Altro cibo povero per eccellenza, nato dall’idea di recuperare avanzi, le polpette sono un classico dei bacari veneziani, ma anche una presenza importante tra i dim sum, in mille varianti: palline di sesamo, di pesce, di gamberi, di verdure, di maiale, finger food da asporto per eccellenza, da divorare in un boccone già con un occhio al veliero che attende in rada, pronto a salpare.

SFOGLIE DI POLENTA CON FEGATO ALLA VENEZIANA

Frattaglie pop

– Il fegato alla veneziana è un classico, con le cipolle fini fini. In realtà l’utilizzo di questa frattaglia è comune a molte culture culinarie, anche orientali: è un cibo popolare, e non a caso in Thailandia è un ingredient­e principale del nam tok, la tipica zuppa piccante e golosa servita come street food nei chioschett­i agli angoli delle vie trafficati­ssime.

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Gli itinerari di Marco Polo attraverso l’Asia.
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e tavolo rotondo Emporio Mikica; cuscini di seta Tessitura Luigi Bevilacqua. Nella pagina accanto, un ritratto di Marco Polo con il suo Libro delle Meraviglie sotto braccio, in un mosaico del 1867, e la partenza di Marco Polo da Venezia, in una illustrazi­one del 1754.
Tazze da tè, piattini e tavolo rotondo Emporio Mikica; cuscini di seta Tessitura Luigi Bevilacqua. Nella pagina accanto, un ritratto di Marco Polo con il suo Libro delle Meraviglie sotto braccio, in un mosaico del 1867, e la partenza di Marco Polo da Venezia, in una illustrazi­one del 1754.
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Emporio Mikica, cuscino (qui) e broccatell­o in seta (nella pagina accanto) Tessitura Luigi Bevilacqua.
Vassoio bianco e blu, tavolo e calici in legno (nella pagina accanto) Emporio Mikica, cuscino (qui) e broccatell­o in seta (nella pagina accanto) Tessitura Luigi Bevilacqua.
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e oro Ginori 1735, broccatell­o di seta Tessitura Luigi Bevilacqua, scatola cinese e tavolo rotondo Emporio Mikica.
Piattini bianchi e oro Ginori 1735, broccatell­o di seta Tessitura Luigi Bevilacqua, scatola cinese e tavolo rotondo Emporio Mikica.

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