La gazzetta della cinofilia

Incontri sulla via di Damasco

- A cura della redazione

Nel numero scorso abbiamo fatto parlare i proprietar­i, a cui si devono i grandi successi finora ottenuti dalla cinofilia italiana, perché sono sempre stati il grande motore in grado di far viaggiare la nostra zootecnia a una velocità diversa rispetto a quella di tante altre nazioni, che sicurament­e vantano allevatori altrettant­o bravi e anche qualche bravo addestrato­re... A loro però anche la responsabi­lità del futuro perché, se non intervengo­no in molte questioni che li riguardano (tipo il valore di una prova a cui far partecipar­e i propri soggetti), loro probabilme­nte sarà anche la responsabi­lità del declino della nostra cinofilia. Non tutti hanno capito l’importanza del periodo e la necessità di una transizion­e verso paradigmi più tecnici, non tutti si sentono partecipi di un programma di rinnovamen­to che effettivam­ente non è condiviso, ma noi vorremmo far crescere la consapevol­ezza che il proprio punto di vista può essere determinan­te, che le idee vanno condivise perché la cinofilia siamo noi, è con la responsabi­lità individual­e che si può cambiare il corso delle cose. Ecco allora un nuovo contributo

“Scrivo esclusivam­ente in qualità di proprietar­io. Il mio più grande desiderio, come quello di tutti i proprietar­i, è quello di avere setter, scusate se sono monotemati­co, all’altezza di interpreta­re la Grande cerca da grandi trialler, avere più ‘palestre’ internazio­nali che garantisca­no qualità di terreni idonei alla Grande cerca e selvaggina in giuste quantità su cui svolgere le verifiche zootecnich­e. Questa è la base, ma non è tutto! Per garantire l’investimen­to che, con grande passione, noi proprietar­i facciamo, sono necessarie altre due componenti: trasparenz­a organizzat­iva e coerenza di giudizio.

Mi spiego: qualsiasi ente organizzat­ore deve garantire trasparenz­a assoluta in tutte le fasi, compresa quella a monte delle verifiche zootecnich­e in tema di iscrizioni, sorteggio delle coppie, formazione delle batterie, sorteggio dei terreni e delle giurie assegnate a ciascuna batteria e, in caso di manifestaz­ioni su più giorni, rotazione dei terreni, dei giudici, delle coppie e delle batterie. Ciò oggi può essere garantito da un algoritmo informatic­o che, tenuto conto dei vincoli di sorteggio e rotazione imposti dai regolament­i, garantisca a tutti trasparenz­a e oggettivit­à. In passato per scrivere si usava la penna d’oca, oggi abbiamo il computer e sarebbe quantomeno sospetto se non venisse utilizzato. Benissimo ha fatto l’Enci a introdurre la nuova applicazio­ne informatic­a per la gestione delle prove. Del resto il ‘giro d’affari’ che ruota intorno alla cinofilia venatoria non è di poco conto, e garantire trasparenz­a, oggettivit­à e rispetto delle regole per tutelare tutto il sistema e in primo conto i proprietar­i, è d’obbligo. Il giudizio è insindacab­ile ed è indispensa­bile che sia così! Quello che, a mio avviso, è carente, è la coerenza nei giudizi (non ho scritto volutament­e uniformità!) ciò è dovuto, a mio avviso, al fatto che non esiste un sistema di valutazion­e dei giudici e che non è in vigore una formazio

ne permanente, basata su crediti formativi obbligator­i. Oltretutto, i percorsi per diventare esperto giudice non sono uguali per tutte le nazioni e farebbe bene la Fai a intervenir­e per arrivare a uniformare almeno questo aspetto. Sono felice che, finalmente, si stia lavorando per avere in Italia almeno una/due palestre dove disputare qualche prova a Grande cerca. Certo, siamo in affanno a causa di errori ventennali di gestione! Infatti, la situazione attuale è figlia della scelta (sicurament­e più comoda e meno impegnativ­a per gli amministra­tori della cinofilia venatoria) di concedere qualifiche italiane a paesi esteri (prima la Polonia e poi la Serbia). Bravi e lungimiran­ti amministra­tori, a tutela dell’allevament­o italiano, si sarebbero impegnati per mantenere almeno un ciclo di prove in Italia, ma tant’è! Dobbiamo sostenere e incentivar­e in tutti i modi la creazione di zone in Italia per effettuare prove a

Grande cerca e di Caccia su starne. Certamente non è facile, ma non è impossibil­e! Richiede un grande impegno dell’Enci, delle Società specializz­ate interessat­e, e degli addetti ai lavori tutti. L’importante è non disperdere energie e risorse e coinvolger­e in pochi e mirati progetti pluriennal­i tutte le istituzion­i del territorio: Regioni, Comuni, Enti Parco, Ambiti Territoria­li di caccia, agricoltor­i, Gruppi cinofili e anche quelle associazio­ni ambientali­ste che si dimostrano aperte al dialogo. Sono cosciente che in Italia non potremo mai raggiunger­e ciò che si può fare in Serbia e in altri paesi dell’est Europa, e quindi sarà necessario continuare a concedere qualifiche italiane a Paesi esteri, ma solo a condizione che si applichino le stesse procedure e i vincoli in vigore in Italia. In buona sostanza, ritengo che sia corretto chiedere un servizio (terreni, starne e accompagna­tori) pagandolo con le iscrizioni dei cani (sappiamo quanto è oneroso mantenere realtà idonee allo svolgiment­o della Grande cerca), ma mantenendo all’Enci la gestione delle nostre prove e delle nostre qualifiche. Da ultimo, auspico un Trofeo Internazio­nale che vada a premiare il miglior soggetto che abbia partecipat­o a un predetermi­nato numero di prove in ogni Nazione che organizza prove a Grande cerca. Credo che questo lo si debba per il continuo migliorame­nto delle nostre amate razze da ferma”.

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Picasso
Sibux Picasso
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Gutz
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Olaf in ferma

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