Inchiesta sul riproduttore selezionato
A metà tra marketing e benessere animale. I grandi numeri della cinofilia hanno indubbiamente creato un volume nell’offerta di cuccioli che destabilizza e confonde, gli stessi allevatori chiedono di potersi distinguere e che un operato particolarmente scrupoloso possa esser valorizzato con un marchio, un sigillo che ne indichi la virtù. I titoli di Campionato, si sa, hanno perso valore e appeal, tanti i cani che non vengono proclamati perché stanno diventano una massa indistinta anche i Campioni. Forse i numeri indicano che è ora di alzare l’asticella. Un’altra via di distinzione offerta da Enci -in collaborazione con le Società specializzate che indicano i parametri per contraddistinguere i “riproduttori selezionati”- è quella del pedigree di selezione, in alternativa a quello ordinario. Ma, forse per non privarsi del consenso di nessuno, questi parametri, per lo meno nelle razze da caccia (anche se in generale direi per tutte), sono rimasti bassini, e soprattutto questo titolo non ha avuto un gran riscontro. I riproduttori selezionati nelle “nostre razze” si contano infatti sulle dita di una mano. Ma la riproduzione selezionata nasce non tanto da una richiesta dei soci, quanto da un’istanza ministeriale per ottemperare alle norme del
benessere animale, a cui il concetto di selezione ogni tanto trasgredisce, perché il bene della razza può trovarsi a dover scavalcare il bene del singolo soggetto. Sarà per questo o per un po’ di presunzione nel sostenere che la carriera sportiva di un cane sia già garanzia di una costruzione e di un Dna sano, fatto sta che consultando l’elenco dei riproduttori selezionati, si scopre che i “pedigree speciali” di ciascuna razza, laddove presenti, si contano comunque sulle dita di una mano (ad eccezione del pastore tedesco, che ha ben 224 soggetti registrati nel 2020). Visto che la selezione in questo periodo non può passare attraverso prove o expo, ci siamo interessati a questo titolo, per vedere se può venire in soccorso degli allevatori. Abbiamo così chiesto la loro opinione ai presidenti delle società specializzate, che in accordo con la Commissione tecnica centrale (Ctc) hanno fissato i parametri di questo “riproduttore selezionato”, al presidente della Ctc Dino Muto e a un suo consigliere, il veterinario Nicola Iannelli, agli allevatori (molti dei quali hanno preferito non rispondere), e a dei veterinari liberi professionisti.