Le scoperte del covid
Nell’estrema indefinitezza, che ci troviamo a vivere a causa della pandemia, sto facendo delle scoperte anche piacevoli. Tra cui Montopoli di Sabina. Parto dal fatto che avevo lavorato per andare ad Altamura, poi avevo lasciato i cani su cui puntavo a riposo e nel frattempo ho fatto una trasferta a Zara solo con i cani più giovani. Luoghi e persone che non rivedevo da anni! La prima volta a Pola mi ci portò Rovini: io avevo 18 anni, la guerra era finita da tre. Fu Alfiero a mettermi in contatto con Benetti e per anni frequentai quelle palestre, finché non erano rimaste poche starne e io preferii altri posti per lavorare i miei cani. Quest’anno “nel magro che c’era nel piatto” ho voluto tornarci e mi son trovato bene, buona quantità di selvaggina e terreni sempre belli. Nel frattempo ogni programma andava a gambe all’aria e Altamura era saltata, così mi sono arrangiato con le “risorse locali”, i soggetti adulti li ho allenati in una riserva dove lavoro abitualmente, dove ho degli animali abbastanza buoni e dei terreni validi e ho voluto andare a fare le prove di Montopoli, che è stata un’altra piacevole scoperta. Questa riserva è una bella realtà, aveva nel passato vissuto un periodo d’oro della cinofilia, poi ora Alfio Guarnieri l’ha riportata in auge organizzando delle prove valide. La selvaggina è quello che è (anche se alcune starne, probabilmente radicate da più tempo, hanno un comportamento ottimo), ma giurie serie, una buona organizzazione e dei terreni ideali compensano molto bene. Ora sto cominciando a frequentare gli altipiani, per vedere se quei soggetti su cui ho puntato gli occhi riescono a fare bene la nota Classica. Mi piacerebbe molto, ho dei cani giovani e non gli imporrò mai nulla, ma se solo ci fossero delle buone possibilità di un’interpretazione della nota voglio fare le prove a quaglie, che sono una bellissima vetrina e forse anche una rara possibilità di far cinofilia in questo secondo anno di astenia. Nel frattempo grazie, grazie, grazie a chiunque si sia impegnato per offrirci quel poco che siamo riusciti a fare. E anche per quello che purtroppo non abbiamo potuto fare.