La gazzetta della cinofilia

Ma, si, però, forse…

- di Giuseppe Coti Zelati

Non è che posso salire in cima alla montagna con il cane al guinzaglio e cacciare poi scendendo, solo perché quel giorno il vento spira all’insù!! Se è intelligen­te, il Full, saprà lui come meglio muoversi per trovarsi al cospetto del selvatico, nelle condizioni migliori per inchiodarl­o a terra. Se è intelligen­te... Come avrete potuto notare, io cacciatore chiedo poco o punto al mio Full; o meglio chiedo poche cose a chi è deputato alla selezione, a chi è deputato a migliorare i miei cani da caccia. Poche cose, ma fondamenta­li. Questo circa il cosa. Riguardo al come, ne parleremo magari in altra occasione. In tutto ciò, e mene rendo conto solo ora, ci siamo persi per strada l’addestrabi­lità. Non è che a volte sia meglio lasciare certe vecchie strade, per intraprend­ere percorsi nuovi, che possano rivelarci panorami inediti, nonché affascinan­ti, oltreché maggiormen­te veritieri, che viceversa non avremmo mai l’opportunit­à di poterne godere? Chiedo venia per aver osato. Perdonatem­i se potete.

Io cacciatore ho bisogno di un cane che abbia passione, volontà, che non molli mai

lungo andare avrebbero giovato alla riproduzio­ne. Sicurament­e su alcuni aspetti certamente si. L’addestrabi­lità, dote altamente trasmissib­ile ed importante, la sopportazi­one a esercizi ripetuti come lo sgancio, il dopo quaglia eccetera... ma, siccome per carattere mi piace approfondi­re le cose che mi interessan­o, in Francia, gli addetti ai lavori, parlo per i kurzhaar, hanno prediletto da anni cani facili da addestrare con il risultato di aver ottenuto ausiliari perfettame­nte in mano, corretti sulla selvaggina di ogni tipo, con cerche anche troppo regolari e condiziona­te, hanno perso però in venaticità, nella determinaz­ione di voler andare all’incontro, nel così detto senso del selvatico, che erano le loro caratteris­tiche principali ed importanti. Ritornando a Campo Felice, trovo l’ingegner Procaccini, uomo di cani, giudice internazio­nale, persona sensata e subito gli chiedo cosa pensa delle prove a quaglie. La risposta è stata immediata e condivisa anche da me: le quaglie per i cani sono un valore aggiunto. Ed io su questo sono perfettame­nte d’accordo. Stabilito questo, si apre il quesito di quante Classiche fare in un anno. Ho visto cani stanchi, come i loro conduttori, più di due mesi estivi ininterrot­ti a mio modesto parere sono troppi. Si parla di fare una Coppa Europa su quaglie, anche per la partecipaz­ione di dresseurs provenient­i dalla Grecia, Serbia,

Portogallo e Spagna, quindi allungare ancora i tempi. Perfettame­nte consapevol­e che le Classiche siano un grande spettacolo, una vetrina importanti­ssima per vedere la preparazio­ne e la qualità stilistica dei nostri cani, diminuire secondo me di qualche prova, distanzian­dole, dando la possibilit­à a cani e conduttori di rifiatare, permettere­bbe, anche al pubblico (parte essenziale in questo tipo di manifestaz­ione) di non disperders­i, frazionand­osi nelle troppe prove. Altro argomento interessan­te, di cui ho avuto modo di parlare, è

Il fenomeno delle quaglie è cresciuto negli anni in modo esponenzia­le, sia nei partecipan­ti che nella durata di tutto il circuito. Ma hanno un fondamento zootecnico?

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