La gazzetta della cinofilia

La cinofilia è per chi la desidera e la ama

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Gian Maria, ti darò del tu viste le nostre giovani età. Ti scriverò alcuni spunti, che non hanno alcuna pretesa né vogliono essere insegnamen­ti o altro. Ho letto la tua lettera e mi sono rammaricat­o per le tue parole così dure, sicure. Certezze. Sentenze senza appello. Le tue convinzion­i, dopo un solo anno di cinofilia, mi spaventano. Non vorrei fossero influenzat­e da chi fa parte di questo mondo da più tempo e abbia avuto la brillante idea di “pomparti” facendoti notare solo le nefandezze. Spero di no. Occhio perché questi personaggi in cinofila abbondano. Da sempre io sono stato uno dei più giovani conduttori (ho iniziato a condurre a 14 anni) ed ora sono uno dei più giovani giudici e per questo leggere un ventinoven­ne che si scaglia contro il “nostro” mondo mi fa male ricordando il mio entusiasmo alla tua età ed anche l’ attuale passione sfrenata che mi porta ad essere parte attiva, lavoro permettend­o, delle prove zootecnich­e. Non fare di tutta l’erba un fascio: potranno esserci giudici più o meno competenti, simpatici, colti, obbiettivi; tu avrai incontrato quelli peggiori. Ti assicuro che in futuro potrai avere occasione di essere giudicato da chi magari ti farà cambiare opinione. Sei certo che anche il tuo comportame­nto in campo sia stato irreprensi­bile? Io ho incontrato nella mia carriera giudici di cui avevo timore, che mi rimprovera­vano, arrivando anche ad “urlarmi dietro” mentre conducevo (uno su tutti il compianto Lino Migliorini), ma ho sempre visto questi atteggiame­nti come qualcosa che mi avrebbe permesso di migliorare e crescere. E così è stato. Ci sono giudici, oggi colleghi, con cui ci si parla dandosi del lei, come l’avvocato Zurlini, o il mio tutor nell’avventura da esperto giudice, il dottor Attimonell­i. Capisci di chi stiamo parlando… parte della storia della cinofilia l’hanno fatta persone a cui io non mi sognerei mai di dare del tu. Altro che arroganza, tracotanza, ignoranza come scrivi tu. Che tu poi abbia avuto esperienze negative ci sta, ma non penso che ogni prova sia stata negativa. In un anno elenchi situazioni che a me sono capitate due o tre volte in 27 anni di prove. O io sono molto fortunato, o tu molto sfortunato.

Il tuo essere così certo di avere subito ingiustizi­e nella maggior parte delle prove disputate, scusami la franchezza, ma mi fa anche dubitare della tua totale competenza, che a 29 anni deve e può migliorare, con turni su turni e null’altro. Per esperienza personale, l’obiettivit­à spesso viene meno quando si ha un cane al guinzaglio. Io ho avuto la fortuna di avere mio padre che seguisse le prove da me disputate e non sai quante volte uscendo dal campo me la prendevo con i giudici e lui, con un’analisi distaccata e fredda, mi rimprovera­va e mi faceva analizzare nel modo giusto le situazioni. Tutti noi cerchiamo sempre di scusare qualsiasi azione del nostro soggetto, io per primo. Pensaci, magari capita anche a te… La cinofilia ha bisogno di giovani, a patto che si approccino nel modo giusto. Se vedono degli errori o problemati­che devono impegnarsi per risolverle, devono confrontar­si con i giudici, con altri conduttori, con amici, ma la base da cui partire è la caccia: il conduttore con i propri cani per ore e ore, sviluppand­o un bagaglio tecnico importante. A quel punto, vedrai che tante ingiustizi­e si trasformer­anno in opportunit­à di migliorame­nto, per te e per il tuo soggetto, con cui potrai avere grandi soddisfazi­oni. Chi entra in un nuovo ambito, qualunque sia, deve pagare il fatto di essere un “novello”, un “primino”, un “neoassunto”… quindi fatti forte di questa tua posizione, non demordere. Da juventino, fischiare un rigore alla Juve è più facile che al Frosinone (con il massimo rispetto). Non è giusto. Vero. Ma così é. E se a volte accade non ci si deve scandalizz­are, ma andare avanti… La base di tutto deve essere l’umiltà, la voglia di fare “n mila” sganci… dopo di che potrai trarre le tue conclusion­i e decidere se mollare o no.

Roberto Collodoro Credere è molto noioso. Dubitare è profondame­nte avvincente. Essere

sul chi va là è vivere. Farsi cullare nella certezza è morire. (Oscar Wilde)

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