Il conduttore
Qual è il ruolo tanto prestigioso, ma anche assai delicato, del conduttore di cani? E che comportamento è opportuno che questi tenga quando sta mostrando a una giuria il suo lavoro attraverso l’azione che il cane sta svolgendo in campo? Si sa che in Classica, ma sarebbe bello e auspicabile che non solo in questa nota lo fosse, è importante anche l’atteggiamento del conduttore in campo
Inizialmente la mia intenzione era quella di intitolare queste righe “il concorrente”, ma uno dei rari lampi di lucidità mi ha suggerito di tener presente che chi concorre in una prova di lavoro non è l’uomo, ma il cane; tanto è vero che, correttamente, l’uomo o la donna vengono definiti “conduttori”. Il compito di costoro è assimilabile, per sommi capi, a quello del fantino: ambedue hanno l’incarico di condurre un animale verso un traguardo, possibilmente prestigioso. La differenza basilare tra questi due compiti sta nel fatto che, mentre il fantino conduce a stretto contatto con l’animale condotto, il “guidatore” del cane deve affidarsi alla capacità di ben addestrare e a quella di saper trasmettere pochi ordini, spesso solamente correttivi, ad un animale libero, quasi sempre distante e bramoso di fare ciò che gli piace. Senza briglie, senza speroni, senza frustino; almeno in quel frangente. E non c’è un traguardo ben visibile da tagliare per primo, cosa difficile, sia chiaro, ma evidente e incontestabile; così come il fatto che anche l’ippica necessita di adeguato, complesso addestramento. Prima di procedere, desidero scusarmi per quel termine “guidatore”, ma confesso di non aver trovato altro vocabolo che mi permettesse di sostituire quello di “conduttore”, nonostante l’ausilio del vocabolario Treccani il quale, tra i sinonimi, richia