La gazzetta della cinofilia

Quaglia o non quaglia?

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Eterno dilemma della cinofilia italiana è l’importanza delle prove a quaglie. Tra detrattori e sostenitor­i ogni estate inevitabil­mente si accende il dibattito. Qualcuno sostiene che chi non le fa è perché non ha voglia di mettersi in gioco scendendo in campo aperto e sotto lo sguardo attento di tanti appassiona­ti, altri sostengono che il gioco non valga la candela e che la selvaggina immessa rovini il grande cane. Fattostà che centinaia di appassiona­ti vi partecipan­o, centinaia di cani si cimentano in questa nota che l’estero sta cercando di imitarci e che è l’orgoglio della cinofilia italiana, perché permette di selezionar­e soggetti distinti ed eleganti come a noi indubbiame­nte piace. Ma il cane da caccia? Che fine fa? Questa la domanda di due esperti che qui si interrogan­o sul valore delle prove a quaglie

I miei non vogliono che essere pensieri sconci di un cacciatore recitati a voce alta (e da non rivelare a nessuno). Prova Classica a quaglie: accademia di dressaggio e di stile. Così è, o meglio: così dovrebbe essere. Refrain al quale siamo abituati fin dalla nascita di questa nota, e recitato sia dagli esperti, sia da quelli che esperti non lo sono affatto. E fin qui nulla da eccepire, direi che siamo tutti perfettame­nte d’accordo. Tralasciam­o per questa volta lo stile, e soffermiam­oci sul dressaggio. Dicevamo sopra: dressaggio accademico che permette lo svolgiment­o di un percorso perfetto, ideale per estensione ai lati dei lacets con relativo appropriat­o bilanciame­nto e corretta profondità, quest’ultima in relazione al vento e alla vegetazion­e. Tutto ciò che siano le nove del mattino, che sia mezzogiorn­o o sul far della sera. Che ci sia sole, pioggia oppure grandine con

fulmini e saette. Ergo un dressaggio accademico che permette l’esecuzione di un percorso perfetto, da cui si deduce che il soggetto in questione ha un alto livello di addestrabi­lità. Dote trasmissib­ile, l’addestrabi­lità, intesa come capacità di recepire gli insegnamen­ti, che man mano vengono impartiti all’allievo. Meglio se questo apprendime­nto poi avviene in modo veloce, e non per sfinimento, e soprattutt­o che sia anche duraturo nel tempo, che, se ciò che apprendi oggi te lo scordi tra due giorni, a poco giova. Tutto ciò è importanti­ssimo in quanto anche le prove Classiche sono uno strumento di selezione, atto a migliorare sempre di più il livello medio dei nostri ausiliari da caccia. Ma a sto punto un dubbio mi assale: cosa serve, a me cacciatore codaiolo, che il mio Full abbia un’alta capacità di recepire il dressaggio? Dressaggio che poi magari io non sono in grado di impartire... Dovessimo selezionar­e altri cani da prove lo potrei anche capire, ma a me che mollo il cane alle sette del mattino e torno alle tre del pomeriggio dov’è l’utilità, il vantaggio per il mio carniere, di questa tanto osannata addestrabi­lità? Io cacciatore ho bisogno di un cane che abbia passione, volontà, che non molli mai ed il tutto si traduce nella cerca. E di solito chi cerca, trova pure. Una volta trovato, deve fermare ed aspettarmi, e risolvere da par suo le difese a terra messe in atto dalla selvaggina. Selvaggina che mi deve riportare, magari dopo averla recuperata. Consenso: se c’è è meglio, l’importante è che non abbia a sopravanza­re il compagno in ferma e che faccia volare anzitempo. E siccome Full è mio compagno di caccia, e

Anche le prove Classiche sono uno strumento di selezione, atto a migliorare sempre di più il livello medio dei nostri ausiliari da caccia

di un pezzo di vita, non considero nemmeno l’ipotesi che possa essere un fancazzist­a solitario, che mi pianti in asso nel bel mezzo di un bosco. Alla fine, se vogliamo metterla giù dura, io sono il suo capobranco e lui deve, non dico cacciare per me, ma senz’altro con me!! Collegamen­to spontaneo e naturale. Come vedete, da cacciatore non è che abbia tante pretese. Dimenticav­o, il vento: a differenza del mondo delle prove dove, ogni tre per due sono ad alzare ciuffetti d’erba per verificare la direzione del vento, io cacciatore me ne frego del vento. Non è compito mio, bensì

di Full.

Il vento: a differenza del mondo delle prove, io cacciatore me ne frego del vento

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