Top Show Continentali
Se setter e pointer hanno in questa manifestazione un appuntamento irrinunciabile, una tradizione consolidata con una partecipazione sempre più internazionale, per i continentali tutto questo deve ancora succedere. Organizzata ai margini della pandemia, molte società specializzate avevano già i loro programmi e hanno avuto difficoltà a far rientrare questa manifestazione nel loro calendario. Della scarsa partecipazione dei continentali quindi quest’anno non si può farne una colpa a nessuno. Certo che è una bella opportunità salire su questo palco, respirare l’entusiasmo che genera la cinofilia, condividere la passione con così tanti cinofili provenienti da tutto il mondo. Speriamo l’anno prossimo di poter far di meglio, comunque quest’anno Club italiano breton, Kurzhaar club, Club weimaraner, Vizsla e bracchi francesi erano presenti con premiazioni e attività sul palco,
foto Nina Moretti
mentre nei raduni a vivacizzare la scena ci hanno pensato i segugi con un raduno di ben 90 soggetti, in rappresentanza delle tante razze anche italiane. Numeroso anche il raduno dei cani da pastore maremmano abruzzesi (22 soggetti), e quello delle razze continentali da ferma con 20 kurzhaar, 10 spinoni, 10 weimaraner, sette vizsla, tre griffon khortals, tre bracchi italiani, un drahthaar. Il giorno prima, venerdì, mentre i continentali correvano la loro Prova di Eccellenza, nei ring dell’Enci Village si svolgevano i raduni di pointer (31 soggetti partecipanti) e setter (21 tra irlandesi, gordon e inglesi). Discorso molto più complesso si potrebbe fare in merito alla prova di Eccellenza continentali, che ha visto ben 27 turni pieni, giudicati da Alessandro Evangelisti, Marco Piva e Daniele Gaddini. Ben 20 kurzhaar, 24 épagneul breton, sei bracchi italiani, tre spinoni e un bracco francese che complessivamente hanno ben rappresentato le loro razze, in un confronto che prevede una nota non esattamente congeniale alla psiche del continentale. Il paragone con gli inglesi non si può proprio fare, sarebbe dannoso da ogni punto di vista, allora forse varrebbe la pena fare un ragionamento in più, perché
la nota è fondamentale anche per le nostre razze. È innegabile che da quando è stata valorizzata, e le società specializzate l’hanno spinta e promossa, abbia portato tanta classe in più, ma imporre un’aderenza maggiore, come qualcuno vorrebbe, sarebbe rinnegare le caratteristiche del continentale da ferma in nome di una spettacolarità che non serve a nessuno. Quest’anno è stata una ripartenza in salita: il passaggio dalle limitazioni al ritorno ad una pseudo libertà è stato repentino e a maggio, quando sono iniziate le prove, molti cani non erano pronti, mentre a luglio sul finire molti erano stanchi e affaticati, avevano perso smalto e naturalezza. Questo è stato un peccato perché se da un lato tutti vorrebbero andare all’eccellenza, dall’altra partecipare e poi non confermare la qualifica è un peccato, quindi forse un maggior equilibrio nei giudizi aiuterebbe le razze e i loro appassionati a percepire l’eccezionalità di certi cani, che è poi dovere delle prove evidenziare. Il Kurzhaar club sono anni che sostiene le prove Classiche con un proprio Trofeo, il Facchini, e i risultati di questo lavoro direi che sono stati confermati anche nella prova di Eccellenza, con un podio di tre kurzhaar, ma la mia vera soddisfazione sta nella nutrita classifica finale dove tra 18 soggetti sei erano all’Eccellente. L’anno prossimo -se la situazione generale ce lo concederà- la preparazione
non potrà che essere migliore e i risultati ribaltati, con più Eccellenti e meno Molto buoni!