La gazzetta della cinofilia

Essere o apparire

- Giuseppe Piz G.P.

In un recente, interessan­te e, almeno per me, proficuo colloquio con il professor Pasquale Piazza, storico consiglier­e nonché, per alcuni mandati Vicepresid­ente della Sis, gli chiesi come mai il neonato Consiglio aveva deciso di stendere gli “Elementi e criteri di valutazion­e dello stile di lavoro del setter inglese”. Mi rispose che il motivo era dovuto al fatto che, ad una precisa richiesta rivolta all’Enci circa l’esistenza di atti che legittimas­sero lo standard redatto da Pastrone, l’Ente aveva risposto che, a seguito di accurate ricerche, non esisteva nessun documento ufficiale che ne dimostrass­e l’adozione. Ritengo quindi che la Sis ne abbia conseguent­emente dedotto che non esisteva uno standard ufficiale valido.

Non ho il minimo dubbio riguardo alla diligenza circa le ricerche fatte dall’Enci, ma lo stupore provato e le consideraz­ioni che seguiranno mi hanno sollecitat­o a stendere quanto segue. In via preliminar­e mi corre l’obbligo di rendere pubblici i miei più vivi ringraziam­enti a quel gentiluomo e particolar­e allevatore che è il signor Marzio Panattoni, che mi ha sollecitam­ente recuperato il numero della Rassegna Cinofila del 1938 che mi mancava. Ma veniamo ai fatti, per la maggior parte dimostrabi­li per tabulas. Nel 1925 l’Enci nomina una Commission­e Tecnica (con presidente e relatore il comm. Giovanni Pastrone) incaricata di stilare una ‘specie’ (sic) di standard di lavoro del setter inglese. Tale proposta, dopo qualche tempo, si arenò (vedi Rassegna Cinofila 1938 organo ufficiale dell’Enci). L’incarico fu rinnovato nel 1937 e la relazione di Pastrone, per l’Italia, fu preferita a quelle presentate, per incarico della Fci, dall’Olanda (stilata dai signori Stratenius e Rowendae),

dalla SC Canine de Paris per la Francia (ad opera del colonnello Robert Dommanget) e dalla SC de Monaco (redatta dal signor Lagrange). Tale relazione fu approvata e “sanzionata” (questo era il termine in uso allora) all’unanimità, come “standard di lavoro” dai partecipan­ti al Congresso Fci di Parigi (vedi Rassegna Cinofila del 1938). Al tempo l’Enci era -e lo è tuttora- affiliata alla Fci, quindi obbligata, ope legis, a recepirla. Lo standard (chiamiamol­o cosi per brevità e per consuetudi­ne), viene pubblicato sulla Rassegna Cinofila del 1938 (ripeto: organo ufficiale dell’Enci). Per quanto concerne l’eventuale documentaz­ione (delibera di adozione), in passato la Fci ne ha ammesso l’eventuale perdita, dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, mentre per l’Enci, supposizio­ne mia, sarebbe da imputare alla perdita o eliminazio­ne di materiale avvenuta nel trasferime­nto dalla sede di Viale Bianca Maria alla attuale di Viale Corsica.

Ne seguono alcune perplessit­à: La conoscenza dello standard è materia di esame degli aspiranti esperti giudici. Ma quale, se non è stato adottato e perciò non esiste? Il Codice deontologi­co degli esperti giudici all’art.4 li obbliga a giudicare osservando lo standard (sic). E di nuovo la domanda: quale, se non esiste? Il Disciplina­re degli esperti giudici all’art.22 li obbliga ad osservare lo standard. Quale, se non esiste? Zurlini, Chelini, Mancini e altri lo hanno pubblicato nei loro libri. Fiorone addirittur­a “ringrazia” (sic) l’Enci per avergli consentito di pubblicarl­o. L’avv. Oddo per lungo tempo Consiglier­e e Vicepresid­ente dell’Enci lo pubblica a pag.104 del suo libro “I setters” ed. 1982. Sottolineo: libro edito dall’Enci. Regolament­o generale delle manifestaz­ioni Canine. Rassegna Cinofila n 128 Art 11: Aspiranti giudici (allora, superato l’esame non sarebbero diventati esperti, ma sempliceme­nte giudici): ”Il candidato deve dimostrare la sua perfetta conoscenza dello standard di lavoro”. Quale? Vedi sopra. 11) Non sono avvocato ma mi pare che il Codice Civile all’art,1 dica in sostanza che quando un uso è costante, generale, prolungato nel tempo e con la convinzion­e di rispettare una legge o un regolament­o, sia fonte di diritto. Sutor ne supra crepidam. Ma... Mi compliment­o con la solerzia del nuovo Consiglio e con la Commission­e Tecnica della Sis, anche se corre voce che quest’ultima non sia stata nemmeno interpella­ta (si parla di Commission­e Tecnica!), tanto da essere stato uno dei motivi delle successive dimissioni di alcuni dei suoi membri, perché dopo solo un paio di mesi dalla sua elezione ha trovato una unanimità di vedute tale da permetterg­li di emanare, non so con quale valore cogente, gli Elementi etc.

Pastrone ed altri eminentiss­imi cinofili avevano impiegato 10 anni per farlo nascere! Con dispiacere, però mi corre l’obbligo di dire che leggendo lo standard di Pastrone -pur con le sue scusabili ma non inutili ridondanze­io vedo, sento e soprattutt­o respiro il setter; mentre, absit iniuria verbis, leggendo gli Elementi etc (oltre a qualche paragrafo discutibil­e o quanto meno di non chiara comprensio­ne, e altri di semplice parafrasi di quello di Pastrone -ma questo è imputabile alla mia limitatezz­a) francament­e no. Oltre a non scorgere un ulteriore apporto in generale.

Garantisco che quanto sopra affermato non sia animato da un acritico o acrimonios­o spirito polemico, ma è esternazio­ne di un sincero e sofferto amore per il setter, privo di qualsiasi altra recondita intenzione. Sono per il rispetto dei regolament­i, rispetto che, ahimé, sia nelle forme che nella sostanza, va oggigiorno sempre più scomparend­o. La cinofilia oggi sta diventando sempre più superficia­le, sport, competizio­ne e apparenza, allontanan­dosi dalla zootecnia. Perfino molti giudici usano la parola “gare” invece di “prove”! Essere e non apparire!

P.S. Forse dovrei a posteriori chiedere scusa all’esperto giudice signor Guglielmo Zanetti per averlo pubblicame­nte accusato (vedi Gazzetta della Cinofilia gennaio 2007) di non conoscere e di non aver mai visto nonché studiato lo standard, poiché questo sempliceme­nte non sarebbe esistito. La Commission­e di Disciplina dell’Enci, a cui venni deferito, dopo 14 mesi di meditazion­e (ripeto: 14 mesi per decidere su un fatto riguardo al quale non era necessario ascoltare testimonia­nze, ma si poteva decidere per tabulas, poi ci lagniamo della Giustizia Ordinaria!) mi assolse con formula piena, implicitam­ente ammettendo che lo standard esisteva. Ora lui e gli altri esperti giudici dovranno studiare e applicare quanto indicato dalla Sis? La Sis ha la legittimaz­ione per imporlo erga omnes?

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