Essere o apparire
In un recente, interessante e, almeno per me, proficuo colloquio con il professor Pasquale Piazza, storico consigliere nonché, per alcuni mandati Vicepresidente della Sis, gli chiesi come mai il neonato Consiglio aveva deciso di stendere gli “Elementi e criteri di valutazione dello stile di lavoro del setter inglese”. Mi rispose che il motivo era dovuto al fatto che, ad una precisa richiesta rivolta all’Enci circa l’esistenza di atti che legittimassero lo standard redatto da Pastrone, l’Ente aveva risposto che, a seguito di accurate ricerche, non esisteva nessun documento ufficiale che ne dimostrasse l’adozione. Ritengo quindi che la Sis ne abbia conseguentemente dedotto che non esisteva uno standard ufficiale valido.
Non ho il minimo dubbio riguardo alla diligenza circa le ricerche fatte dall’Enci, ma lo stupore provato e le considerazioni che seguiranno mi hanno sollecitato a stendere quanto segue. In via preliminare mi corre l’obbligo di rendere pubblici i miei più vivi ringraziamenti a quel gentiluomo e particolare allevatore che è il signor Marzio Panattoni, che mi ha sollecitamente recuperato il numero della Rassegna Cinofila del 1938 che mi mancava. Ma veniamo ai fatti, per la maggior parte dimostrabili per tabulas. Nel 1925 l’Enci nomina una Commissione Tecnica (con presidente e relatore il comm. Giovanni Pastrone) incaricata di stilare una ‘specie’ (sic) di standard di lavoro del setter inglese. Tale proposta, dopo qualche tempo, si arenò (vedi Rassegna Cinofila 1938 organo ufficiale dell’Enci). L’incarico fu rinnovato nel 1937 e la relazione di Pastrone, per l’Italia, fu preferita a quelle presentate, per incarico della Fci, dall’Olanda (stilata dai signori Stratenius e Rowendae),
dalla SC Canine de Paris per la Francia (ad opera del colonnello Robert Dommanget) e dalla SC de Monaco (redatta dal signor Lagrange). Tale relazione fu approvata e “sanzionata” (questo era il termine in uso allora) all’unanimità, come “standard di lavoro” dai partecipanti al Congresso Fci di Parigi (vedi Rassegna Cinofila del 1938). Al tempo l’Enci era -e lo è tuttora- affiliata alla Fci, quindi obbligata, ope legis, a recepirla. Lo standard (chiamiamolo cosi per brevità e per consuetudine), viene pubblicato sulla Rassegna Cinofila del 1938 (ripeto: organo ufficiale dell’Enci). Per quanto concerne l’eventuale documentazione (delibera di adozione), in passato la Fci ne ha ammesso l’eventuale perdita, dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, mentre per l’Enci, supposizione mia, sarebbe da imputare alla perdita o eliminazione di materiale avvenuta nel trasferimento dalla sede di Viale Bianca Maria alla attuale di Viale Corsica.
Ne seguono alcune perplessità: La conoscenza dello standard è materia di esame degli aspiranti esperti giudici. Ma quale, se non è stato adottato e perciò non esiste? Il Codice deontologico degli esperti giudici all’art.4 li obbliga a giudicare osservando lo standard (sic). E di nuovo la domanda: quale, se non esiste? Il Disciplinare degli esperti giudici all’art.22 li obbliga ad osservare lo standard. Quale, se non esiste? Zurlini, Chelini, Mancini e altri lo hanno pubblicato nei loro libri. Fiorone addirittura “ringrazia” (sic) l’Enci per avergli consentito di pubblicarlo. L’avv. Oddo per lungo tempo Consigliere e Vicepresidente dell’Enci lo pubblica a pag.104 del suo libro “I setters” ed. 1982. Sottolineo: libro edito dall’Enci. Regolamento generale delle manifestazioni Canine. Rassegna Cinofila n 128 Art 11: Aspiranti giudici (allora, superato l’esame non sarebbero diventati esperti, ma semplicemente giudici): ”Il candidato deve dimostrare la sua perfetta conoscenza dello standard di lavoro”. Quale? Vedi sopra. 11) Non sono avvocato ma mi pare che il Codice Civile all’art,1 dica in sostanza che quando un uso è costante, generale, prolungato nel tempo e con la convinzione di rispettare una legge o un regolamento, sia fonte di diritto. Sutor ne supra crepidam. Ma... Mi complimento con la solerzia del nuovo Consiglio e con la Commissione Tecnica della Sis, anche se corre voce che quest’ultima non sia stata nemmeno interpellata (si parla di Commissione Tecnica!), tanto da essere stato uno dei motivi delle successive dimissioni di alcuni dei suoi membri, perché dopo solo un paio di mesi dalla sua elezione ha trovato una unanimità di vedute tale da permettergli di emanare, non so con quale valore cogente, gli Elementi etc.
Pastrone ed altri eminentissimi cinofili avevano impiegato 10 anni per farlo nascere! Con dispiacere, però mi corre l’obbligo di dire che leggendo lo standard di Pastrone -pur con le sue scusabili ma non inutili ridondanzeio vedo, sento e soprattutto respiro il setter; mentre, absit iniuria verbis, leggendo gli Elementi etc (oltre a qualche paragrafo discutibile o quanto meno di non chiara comprensione, e altri di semplice parafrasi di quello di Pastrone -ma questo è imputabile alla mia limitatezza) francamente no. Oltre a non scorgere un ulteriore apporto in generale.
Garantisco che quanto sopra affermato non sia animato da un acritico o acrimonioso spirito polemico, ma è esternazione di un sincero e sofferto amore per il setter, privo di qualsiasi altra recondita intenzione. Sono per il rispetto dei regolamenti, rispetto che, ahimé, sia nelle forme che nella sostanza, va oggigiorno sempre più scomparendo. La cinofilia oggi sta diventando sempre più superficiale, sport, competizione e apparenza, allontanandosi dalla zootecnia. Perfino molti giudici usano la parola “gare” invece di “prove”! Essere e non apparire!
P.S. Forse dovrei a posteriori chiedere scusa all’esperto giudice signor Guglielmo Zanetti per averlo pubblicamente accusato (vedi Gazzetta della Cinofilia gennaio 2007) di non conoscere e di non aver mai visto nonché studiato lo standard, poiché questo semplicemente non sarebbe esistito. La Commissione di Disciplina dell’Enci, a cui venni deferito, dopo 14 mesi di meditazione (ripeto: 14 mesi per decidere su un fatto riguardo al quale non era necessario ascoltare testimonianze, ma si poteva decidere per tabulas, poi ci lagniamo della Giustizia Ordinaria!) mi assolse con formula piena, implicitamente ammettendo che lo standard esisteva. Ora lui e gli altri esperti giudici dovranno studiare e applicare quanto indicato dalla Sis? La Sis ha la legittimazione per imporlo erga omnes?