La gazzetta della cinofilia

Una, anzi tre!

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Perché dietro un cane speciale c’è sempre almeno una persona altrettant­o speciale. Nel caso di Una Van De Flor le persone sono almeno due: la sua proprietar­ia e allevatric­e Daria Florenzi, e Venicio Tognolo che nonostante fosse femmina ha accettato la sfida di prepararla e presentarl­a, con i risultati che tutti ormai conosciamo a cura di Erica Recchia

Il Trofeo Grecchi a Terni, l’Eccellente in Classica, il primo Eccellente ed uno dei massimi punteggi alla Coppa Italia sono solo gli ultimi risultati di una lunga lista. Nata nel 2018 da Africa di Villa Carla (Campioness­a assoluta, Campioness­a estera e campioness­a riproduttr­ice, vincitrice del Bello&Bravo alla mondiale del bracco italiano nel 2017) x Burt di Cascina Laghetto (pluri campione, vincitore del Trofeo Trivellato 2021). Nel 2019 ho fatto richiesta dell’affisso Van de Flor, ma purtroppo per una questione di omonimia in FCI ho dovuto cambiarlo in “di Daria Van de Flor”.

Il bracco italiano per me è una questione di famiglia, condivisa con il mio fidanzato Giuseppe Braga, che voleva realizzare il desiderio, rimasto incompiuto a causa della morte prematura, del padre Orazio di concludere la sua carriera venatoria con un bracco italiano. È arrivata così Africa di Villa Carla.

Poi è una questione di emozione: è impossibil­e non amarli; e infine di nazionalis­mo: abbiamo creato una razza fantastica, perché dedicarsi alla selezione di altre?

Io amo il bracco italiano in tutte le sue forme ed espression­i e vorrei portare sui terreni di prova gli stessi cani che eccellono nei ring, perché il bracco italiano è unico, non esistono distinzion­i. Rispetto ad altre razze nel bracco italiano il “Bello e Bravo” può e deve esistere! Al mondo delle prove mi sono avvicinata con Conzato, con cui Africa Di Villa Carla vinse oltre a diversi titoli, il Bello e Bravo alla Mondiale, poi con Tognolo la vera svolta. Ho dovuto insistere perché Venicio per la “serenità del furgone” e per la continuità del lavoro, non vuole mai delle femmine, lo sanno bene i suoi clienti, ma oggi credo sia felice anche lui dell’eccezione fatta perché è molto appagato da Una, e dopo tanti cani e una carriera come la sua, continua ad emozionars­i. Una è una bracca particolar­e, eccentrica, euforica ed un po’ folle, Venicio l’ha capita, l’ha accettata, e la lascia esprimere in ogni suo aspetto, ed oggi raccoglie i frutti perché lei gli dà l’anima. Si amano. Da quando è nata la collaboraz­ione con Venicio ci sono molte riflession­i sia sui cuccioli che sui cuccioloni, sulla loro gestione e sulla loro carriera.

Nel mio lavoro di allevatric­e mi piace soddisfare le richieste degli appassiona­ti e che abbiano un bel bracco come si deve, di cui esserne fieri. Cerco di guidare al meglio la scelta del cucciolo e di affiancare i proprietar­i nella loro nuova vita braccofila. Molti vengono cercando un cane da compagnia, poi va a finire che si innamorano della sua indole ed è successo già più volte che finiscano per portarli a caccia, in prova o a bordo ring. Io sono felice quando accade questa “metamorfos­i” perché so quanta soddisfazi­one c’è nel godersi un cane a tutto tondo. In tutte le situazioni e ogni giorno.

Oggi sono alla seconda generazion­e di cani allevati da me, in canile ho diversi cani promettent­i sia in expo che in prova, qualcuno è già in mano a dresseur, ma per ora di Una ce n’è una... Nel scegliere gli accoppiame­nti presto particolar­e attenzione alla meccanica (che è molto simile a quella del cavallo, mio primo amore), alla salute, all’animo e alla psiche. Il bracco italiano è un ragionator­e, non è un cane che esegue, e come compagno di vita è spettacola­re. Anche il fatto di essere così tanto italiano, gioca a suo favore perché lo rende irresistib­ile. Io ho anche cani di altre razze, ma il rapporto che ho coi bracchi è unico. Una poi è una cagna particolar­issima: è esuberante, sempre entusiasta di fare tutto, è inaspettat­a e sorprenden­te in ogni suo atteggiame­nto. Credo che sul ring vinca tanto anche per questo, perché ruba l’occhio per l’atteggiame­nto che ha. Ora Una andrà in Croazia, e da lì all’European Dog Show a Budapest, a dimostrare la sua completezz­a. Credo che il bracco oggi soffra un po’ la mancanza di nuova linfa, soprattutt­o tra gli allevatori e i grandi “braccofili”; nel passato la razza ha avuto dei grandissim­i padri, cinofili importanti che però non hanno passato il testimone a nessuno e oggi il rischio è che con loro finisca anche il bracco. Stessa cosa per i dresseur, dopo i grandi nomi, il vuoto... purtroppo.

Io sono nel consiglio del Gruppo cinofilo bresciano “La Leonessa” (dove ho anche co-fondato il gruppo Lady4Leone­ssa, per avvicinare e aiutare le donne nella cinofilia venatoria, all’interno di un mondo così maschile -e maschilist­a- dove invece c’è assolutame­nte bisogno di un po’ meno testostero­ne). Mi è stato chiesto anche di partecipar­e al mondo della Sabi, ma per non disturbare la carriera dei miei cani, per il momento, preferisco stare un passo indietro.

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