Ritorno alla Grande cerca
Dopo diversi mesi, in Francia ho fatto il primo sgancio in una prova ufficiale a Grande cerca, in una delle situazioni più tecnicamente difficili. Erano anni che volevo andare in Francia a fare la Grande cerca d’inverno, è una situazione che mi ha sempre affascinato e, a parte i risultati, sono stato contentissimo quest’anno di aver finalmente partecipato, perché quei terreni, quelle starne e il clima che c’era mi hanno dato bellissime emozioni.
Credo che davvero i calendari dovrebbero armonizzarsi di modo che, chi vuole, possa partecipare a questa tournée.
La partecipazione era per lo più di francesi -professionisti e qualche privato- poi Pablo per la Spagna e diversi italiani.
Ogni giorno hanno corso tre batterie di Grande cerca e nessuna di Caccia starne, perché i francesi sono molto più radicali in queste cose: loro la caccia a starne la intendono di più come prova primaverile, perché nella stagione di caccia
ci sono le prove a Gibier Tiré, le nostre prove di caccia su selvaggina naturale.
Quelle a branchi sono le prove più belle, la filosofia del trialler è cacciare le starne a branchi, che nervosissime partono distanti. È difficile, ma emozionante per chi ama questo genere di cane.
Io ho presentato cinque cani, tre pointer e due setter, non ho fatto nemmeno un risultato: due volte sono andato fuori col punto, un peccato, ma le regole sono così. Bisogna
mettersi in gioco perché non c’è confronto, se lo si teme. Le condizioni climatiche erano dure, perché c’è stato vento teso, pioggia, freddo ... ma fa tutto parte della caccia e della cornice francese.
Qualche lepre c’è stata, qualcuna nel momento meno opportuno, ma non è come in primavera che sono in amore e capita di vederle letteralmente ballare intorno al cane. Bisogna fare i complimenti all’organizzazione, perché ha trovato una soluzione ideale con un albergo al centro di una zona dove c’erano diversi terreni che a rotazione venivano sfruttati.