Un ingresso radente
Ci sono tante persone che sostengono la cinofilia in maniera più o meno celata, ognuno ha la sua storia, il suo percorso che lo ha portato ad avere -o ancora a cercare- il cane dei propri sogni. Ogni tanto ne sveliamo qualcuna, perché crediamo che tutte queste storie siano il motore della cinofilia, le danno quell’energia necessaria per portarla avanti. Molto avanti! Giorgio Verucchi è uno di loro e, passando per Radentis Caruso, è arrivato dalla caccia all’alta cinofilia
“Mi sono avvicinato alla cinofilia e alle prove nel 2013, quando alle Classiche del Petrano ho conosciuto Orlando Fabbri. Ero curioso di incontrarlo, perché un suo collega allevatore mi aveva ceduto una setter con cui cacciavo, una femmina che mi piaceva molto e mi aveva regalato belle soddisfazioni. In quello stesso frangente conobbi anche Paolo della Bordella, che avevo già visto al Derby del 2012, quando presentò Radentis Caruso, ma a quel punto era più famoso il cane di lui. Gli avevo mostrato la mia setter, Ombra detta Eva, che avevo presentato in Tollara al Derby nel 2013, e lui mi propose di affidargliela per addestrarla. Della Bordella non lo conoscevo, non era uno di quei dresseur il cui nome avevo sentito riecheggiare, e forse anche proprio per questo mi piacque da subito. Avevamo qualcosa in comune: la voglia di affermarci. Dopo Eva, Paolo mi propose
Satiro, un figlio di Caruso che doveva fare il Derby nel 2014. Me lo mostrò a Ravenna, in un campo dove andavano spesso ad allenare, e in quell’occasione mi fece vedere anche Rommel, che però in quel momento era poco coraggioso, prendeva poco terreno. Presi Satiro, ma a gennaio, quindi qualche mese dopo, presi anche Rommel perchè era cambiato radicalmente e, per movimento e presa di terreno, mi piaceva tantissimo. A quell’epoca mi giunse voce anche che Fabbri volesse vendere Caruso, che nel frattempo si era infortunato. Contattai quindi subito il blasonato allevatore ravenna
te che mi chiese però quello che io reputai uno sproposito. Al momento non trovammo un accordo, ma gli proposi un compromesso che lo allettò: l’idea di tenerlo in Italia, che fosse disponibile agli appassionati e per la razza, gli piacque, così anche Caruso entrò a far parte della scuderia. L’idea, essendo infortunato, non era quella di farlo correre -col rischio sia di peggiorare le sue condizioni fisiche che dopo lunghe cure erano comunque buone, sia di rovinargli la reputazione- quello che volevo fare era di valorizzare il suo grande potenziale riproduttivo. Al Derby 2014 avevo tre figli di Caruso: Satiro, Saul e Rommel (più altre due femmine presentate da altri conduttori). Per due anni di seguito Caruso è stato il top riproduttore con più figli al Derby; tutti i figli di Caruso sono dei grandissimi incontristi, sono cani assolutamente positivi e sono felice di aver dato ai cacciatori tanti setter stilisti. Caruso era famoso per la sua eleganza e compostezza, poi come riproduttore, perché ha avuto tantissimi figli che si sono messi in mostra per eccelse qualità naturali e di razza. Io considero Caruso l’inizio della mia storia cinofila, anche perché io ero identificato con lui, tant’è che ad un certo punto mi chiamavano “signor Caruso”.
Oggi Ambrofellis Ghost non è che uno degli ultimi testimonial di questo importante patrimonio genetico. Ambrogio Cereda mi chiese Rommel per una monta e io gliel’ho ceduto volentieri, poi Cereda, che è un gran signore, mi ha proposto Ghost: mi è bastato un lacet per innamorarmene! Credo che Ghost sia un degno successore di Caruso, tant’è che un esperto come Giuseppe Coti Zelati facendo una relazione di lui disse che rasenta la perfezione del setter inglese”.