La Gazzetta dello Sport - Bologna

«Tadej pedala con leggerezza Ecco perché non si batte»

- Di Luca Gialanella

Impresa sfiorata la classica che ha corso e amato di più: 15 volte. Da neoprofess­ionista, nel 2005 a vent’anni, è arrivato ultimo, in lacrime, a quasi 18’. «La Liegi mi piaceva perché aveva una grande storia e salite adatte a me, e quando arrivavi al traguardo dicevi “oggi sono fi-ni-to”». Vincenzo Nibali e la Liegi, una storia d’amore con un finale amarissimo nel 2012, quando, solo al comando, venne raggiunto e superato all’ultimo chilometro dal kazako Iglinsky, poi positivo al doping. Campione da corse a tappe (2 Giri, 1 Tour, 1 Vuelta) e da Monumenti (1 Sanremo e 2 Lombardia), lo Squalo è il più vicino a Tadej Pogacar: «Eh, mi sarebbe piaciuto molto correre in questo ciclismo così fantasioso, e anche questa Liegi contro Van der Poel e Pogacar. Non si è mai vista una Liegi così, questo è un motivo di interesse unico. Prima la mentalità del corridore era diversa, si diceva “io sono uno da pavé e non vado a fare la Liegi”. In passato c’era una grande selezione tra gli scalatori e i campioni da classiche, oggi no, perché questi cinquesei possono vincere tutto».

È▶Ni▶ali, come vede Tadej?

«Rientra in gara dopo un periodo in quota, e correrà come alla Strade Bianche o al Fiandre. Attaccherà non da così lontano, ma attaccherà. Sarà una sfida a due, poi vedremo come reagirà Van der Poel, perché per lui la Liegi è tutta da scoprire. Mathieu conosce a memoria quelle strade, ha un periodo di forma strepitoso. All’Amstel ha fatto una gara di secondo piano, ma è irrilevant­e, per lui è stato come un lungo allenament­o».

▶Il punto chiave per Pogacar?

«Il trampolino sarà la Roche aux Faucons, se vuole attaccare lì, altrimenti può anche partire prima. Si può inventare qualsiasi cosa. Qui Van der Poel deve sopravvive­re, anche se ce l’ha nelle gambe uno sforzo esplosivo così».

▶La strategia dello sloveno?

«No, non la cambierà per la presenza di Van der Poel. Pogacar ha una squadra fortissima, che può tirare sin da subito, e Hirschi sarà una pedina chiave perché sta andando molto bene».

▶Come staccare Van der Poel?

«Deve solo stare attento a non arrivare in volata con lui, che è leggerment­e più veloce e l’ha già battuto al Fiandre due anni fa, specialmen­te in una volata a bassa velocità, perché è più esplosivo. Deve fare corsa dura e metterlo alle corde, perché il finale è diverso, non è in salita come in passato verso Ans. Consideria­mo però che ha vinto il Fiandre staccando VdP e Van Aert sul loro terreno, il pavé».

▶ Che cosa la impression­a invec di Van der Poel?

«Su una giornata secca, anche più dura del normale, è molto competitiv­o: penso alla tappa della Tirreno con i Muri, attaccò sotto al freddo, e la Liegi non è certo un problema. E diventa un fatto personale con Tadej, lo sfida sul suo stesso terreno. Mathieu è un corridore meraviglio­so, elegantiss­imo per come sta in bici e per come guida, è ben bilanciato con i pesi sulla bici, si vedeva dal fatto che dopo la Roubaix non avesse alcuna vescica alle mani. Ha innato il senso di equilibrio e lui è la perfezione nella guida».

▶Perché vince Pogacar?

«Perché è molto molto spensierat­o. Lui è così, e questo lo aiuta, viaggia con tanta leggerezza in più e senza il peso di essere il Tadej campione».

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È il 22 aprile 2012: Vincenzo Nibali è in fuga solitaria e sembra lanciato verso il successo nella Liegi. Poi subirà il ritorno del kazako Maxim Iglinsky: chiuderà 2°, in lacrime

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