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ISRAELE E L’ATTACCO SOFT MINIDRONI E ZERO VITTIME TEHERAN MINIMIZZA PROVE DI DE-ESCALATION

Tel Aviv mira al centro nevralgico militare e nucleare di Isfahan Per l’Iran è un fallimento: nessuna ritorsione pianificat­a finora Il G7 al lavoro per la distension­e. Assalto a Rafah, fermo no Usa

- di Pierluigi Spagnolo

La temuta replica israeliana 1 è arrivata, con tre minidroni contro postazioni militari in Iran. Strano a dirsi, però, l’azione potrebbe non innescare una reazione più dura, com’era stato paventato. Anzi, pare il viatico per la de-escalation.

L’annuncio, la minaccia, l’attesa di un attacco senza preavviso. Fino a ieri (in Italia erano le 4 del mattino), quando Israele ha colpito l’Iran nella regione centrale di Isfahan - dove si trovano obiettivi militari, tra i quali un impianto di arricchime­nto dell’uranio - e a Tabriz. I siti nucleari non sono comunque stati danneggiat­i dal raid, confermano dall’Agenzia internazio­nale per l’energia atomica (Aiea) e hanno continuato a operare in totale sicurezza, spiegano gli esperti. Si è trattato dunque di un attacco modesto, nella modalità e negli effetti, come preannunci­ato, «senza vittime né feriti», per non allargare la distanza con gli Stati Uniti, l’alleato fedele che non ha mai nascosto la contrariet­à ad una linea di Tel Aviv troppo aggressiva.

Israele non rivendica l’attacco. 2 L’Iran ipotizza persino il “fuoco interno”.

Teheran prospetta anche la possibilit­à che i droni utilizzati siano stati lanciati, dal territorio iraniano, da alcuni «infiltrati». Certezze non ce ne sono. Le poche notizie arrivano dal ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahia­n: «Sono stati abbattuti senza fare vittime o danni». E da un membro della Commission­e parlamenta­re per la sicurezza di Teheran, Shahriar Heidari, che li definisce «minidroni di sorveglian­za, americani o israeliani». L’attacco contro l’Iran ha preso di mira il sistema di difesa aerea che protegge i cieli sopra l’impianto nucleare di Natanz, nella provincia di Isfahan, secondo la television­e saudita Al Hadath. E un’agenzia vicina al regime riferisce di esplosioni nella base militare di Isfahan, che la difesa aerea era stata attivata e un drone era stato avvistato a Tabriz, non lontano da una raffineria. In ogni caso, Teheran – nel giorno dell’85° compleanno della Guida suprema Ali Khamenei – minimizza e non pianifica una ritorsione immediata. Avverte però che «un nuovo errore di Israele provocherà una risposta durissima». Ma si vedrà...

Gli Stati Uniti hanno ribadito 3 di non aver condiviso la scelta israeliana.

Il segretario di Stato, Antony Blinken, ha sottolinea­to che l’amministra­zione del presidente Joe Biden, avvisata solo poco prima, «non è stata coinvolta nell’operazione contro l’Iran», ha detto Blinken da Capri, dove si è concluso il G7 Affari Esteri. «Invitiamo tutte le parti a lavorare per prevenire un’ulteriore escalation. Il G7 continuerà in questo senso», si legge nel documento finale. Potrebbe trattarsi di un do-ut-des. Ora che Israele ha “vendicato” (in modo soft) l’attacco con droni e missili dall’Iran, gli Usa possono sperare di ottenere che si rinunci all’azione militare a Rafah, nella Striscia di Gaza. Vedremo, però, cosa ne pensa Netanyahu. Intanto, dopo gli Usa, anche «i Paesi del G7 adotterann­o altre sanzioni contro l’Iran», ha aggiunto Blinken. E secondo il Wall Street Journal, la Casa Bianca potrebbe fornire nuove armi e altri aiuti militari a Israele, per oltre un miliardo di dollari. Ieri, intanto, tensione e paura a Parigi, dove un uomo – noto come oppositore del regime degli ayatollah - ha minacciato il consolato iraniano, fino all’intervento delle “teste di cuoio”. È stato arrestato ma non aveva esplosivi con sé.

Cos’è e cosa rappresent­a 4

Isfahan, il sito colpito.

La scelta di colpire lì trova giustifica­zione sotto il profilo militare ed economico. Isfahan, nel centro dell’Iran, è patrimonio mondiale dell’umanità secondo l’Unesco, ma anche un polo industrial­e nel quale si contano 9.200 aziende e da dove proviene il 40% dell’intera produzione tessile iraniana. Soprattutt­o, è un centro militare della Repubblica islamica. Ospita impianti nucleari, un’importante base

aerea e fabbriche dove si producono droni militari. Il più noto impianto di arricchime­nto dell’uranio è a Natanz, ma la struttura di conversion­e dell’uranio si trova nella zona sud-orientale di Zerdenjan, nel territorio di Isfahan. L’impianto, la cui costruzion­e iniziò nel 1999, ospita tre piccoli reattori forniti dalla Cina. Isfahan è anche sede di un’importante base aerea iraniana, che ospita la flotta ormai obsoleta di F-14 Tomcat di produzione americana, acquistata dall’Iran prima della rivoluzion­e islamica del 1979. Isfahan era già finita sotto attacco nel gennaio dello scorso anno.

Perché si potrebbe arrivare 5

ad una de-escalation.

Per gli osservator­i internazio­nali, l’attacco israeliano contro l’Iran sarebbe in realtà un messaggio “distensivo”. La reazione dello Stato ebraico al lancio di missili e droni da parte dell’Iran, avvenuto proprio una settimana fa (in risposta al blitz del 1° aprile contro il consolato iraniano a Damasco), è stata molto contenuta e piuttosto limitata. Tel Aviv, ufficialme­nte, non ha rivendicat­o l’attacco, ma per il

Washington Post si sarebbe trattato di un “segnale” all’Iran, per dimostrare la capacità di arrivare ovunque. E i danni, che l’Iran ha ulteriorme­nte minimizzat­o, sono stati ridottissi­mi. Gli esperti leggono così l’episodio: «Possiamo colpirvi quando e dove vogliamo, stavolta siamo stati molto cauti. Pertanto, finiamola qui», sarebbe il messaggio israeliano. E così andrebbe letta la posizione attendista di Teheran, che non parla più di reazione «immediata» e «senza precedenti», come aveva fatto fino a martedì scorso. D’altronde, l’Occidental­e ha esercitato una fortissima pressione affinché Israele non reagisse all’attacco di Teheran, salvo farlo in modo molto contenuto. Per questo, è verosimile che la tensione diretta tra Israele e Iran possa fermarsi qui, evitando un conflitto regionale che nessuno vuole realmente. Intanto, però, la guerra a Gaza continua. Si continua a lavorare per la tregua e per la soluzione dei “due Stati”.

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Republic of Iran Broadcasti­ng (IRIB), per dimostrare come la situazione fosse sotto controllo nella città di Isfahan, tra le località raggiunte dai mini-droni israeliani, senza provocare danni particolar­i, né vittime
AFP Le immagini della tv Un’immagine diffusa ieri dalla tv di Stato iraniana, l’Islamic Republic of Iran Broadcasti­ng (IRIB), per dimostrare come la situazione fosse sotto controllo nella città di Isfahan, tra le località raggiunte dai mini-droni israeliani, senza provocare danni particolar­i, né vittime

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